Yves Rossier, fino a ieri direttore dell’UFAS (Ufficio federale delle assicurazioni sociali) e da oggi segretario di Stato del DFAE, nei giorni scorsi si è prodotto in dichiarazioni di questo tenore: “l’immigrazione è una benedizione per la Svizzera e non solo per le assicurazioni sociali: basti pensare al personale negli ospedali, nelle case anziani, nelle università e nelle nostre aziende in generale”.

E’ piuttosto singolare che l’ex direttore dell’UFAS non si renda conto del fatto che, per citare solo un esempio  in un ambito che ben conosce, ossia le assicurazioni sociali, in Ticino il 40% delle persone in assistenza è straniera, ma gli stranieri non sono affatto il 40% della popolazione residente nel nostro Cantone, bensì ca il 26%. Sono dunque ampiamente sovrarappresentati tra i beneficiari di prestazioni sociali, ciò che ben difficilmente può essere considerata una benedizione per le finanze di queste ultime.

 

Ancora più preoccupante è però che la persona che da oggi è il numero due del Dipartimento affari esteri se ne esca con dichiarazioni – di tipo evidentemente politico –  del tenore:  “l’immigrazione è una benedizione”. Asserzioni che denotano o ignoranza o disinteresse o mancanza di rispetto nei confronti dei problemi, proprio legati all’immigrazione, che affliggono le regioni di confine quali il Ticino: aumento della disoccupazione, criminalità d’importazione, delinquenza transfrontaliera, esplosione degli ingressi clandestini (metà dei quali da parte di pregiudicati).

Un capitolo a sé potrebbe poi essere aperto sui problemi che l’immigrazione ha causato negli Stati a noi confinanti.

 

Anche il frontalierato è migrazione, e venire a dire ai Ticinesi che oltre 54mila frontalieri sono “una benedizione”, che 15’300 notifiche per lavoro di breve durata sono “una benedizione”, e via elencando, è un atteggiamento allarmante. A maggior ragione quando tali improvvide dichiarazioni vengono dal neo numero 2 del DFAE, Dipartimento il cui ruolo in materia migratoria non è irrilevante. Fa inoltre specie che Rossier, ancora prima di assumere il nuovo incarico, contraddica in modo plateale il datore di lavoro cui deve la promozione, ossia il Consiglio federale. Il quale, come noto, ha invocato la clausola di salvaguardia a limitazione del rilascio dei permessi B a cittadini in arrivo da 8 nuovi Stati membri UE.

 

Il primo maggio coincide ironicamente con l’entrata in funzione, ai vertici del DFAE, di un funzionario che sembra voler ignorare gli effetti altamente negativi della migrazione eccessiva e fuori controllo – come è quella attuale – sul mercato del lavoro, specie nelle zone di confine: non è certo un bel modo per festeggiare la giornata dei lavoratori.

 

Lorenzo Quadri

Consigliere nazionale

Lega dei Ticinesi