Partita ieri la chiusura notturna in prova di tre valichi secondari con l’Italia

Ma guarda un po’, è finalmente partito, ed era anche ora, il cosiddetto progetto pilota sulla chiusura notturna di tre valichi secondari con il Belpaese. Si tratta nel concreto di quelli di Novazzano-Marcetto, Pedrinate e Ponte Cremenaga.

“Finalmente” perché la relativa decisione è stata presa a Berna oltre due anni fa con l’approvazione della mozione della Consigliera nazionale leghista Roberta Pantani da parte del Parlamento.

Niente scherzi

La chiusura è notturna ha avuto inizio ieri, sabato primo aprile. La data non è propriamente beneaugurante. Non vorremmo infatti che si stesse preparando lo scherzetto a danno dei ticinesi. E’ il caso di ricordare che il parlamento ha deciso la chiusura notturna (non: la chiusura notturna in prova) dei valichi secondari (non: di tre valichi secondari). Quindi, che nessuno pensi di fare il gioco delle tre carte inventandosi, alla fine del periodo di prova, delle scuse per tornare a spalancare le frontiere. Non solo tra sei mesi la chiusura dei tre valichi oggetto del “test” va resa definitiva,  senza se né ma, ma ad essa va aggiunta la chiusura anche delle altre piccole frontiere con l’Italia, che rimangono al momento aperte ed incustodite per 24 ore al giorno.

Cari vicini, volate basso…

Naturalmente oltreramina i politicanti protestano (uhhh, che pagüüüüraaa!) pensando di farsi belli presso l’elettorato frontaliere. E va da sé che, con la capacità tutta italica di montare la panna sul nulla, tentano di coinvolgere varie istituzioni di ogni ordine e grado. Che gli “sveltoni” bernesi non si sognino di dare retta alle fregnacce in arrivo da sud!

Lo ripetiamo per l’ennesima volta: visto che nella fascia di confine della Penisola ci sono centinaia di migliaia di persone – frontalieri, padroncini e le loro famiglie – che hanno la pagnotta sul tavolo solo grazie al Ticino, è ora che i rappresentanti italiani, quando si rapportano con le decisioni elvetiche, imparino a volare basso e a schivare i sassi. Tanto più che la Penisola nei nostri confronti è inadempiente su tutto. E da anni ci prende per i fondelli con l’accordo fiscale sui frontalieri (disperso nelle nebbie), con l’accesso al mercato italico per gli operatori finanziari svizzeri (che mai arriverà), con la reciprocità (che non esiste), con il trenino Stabio-Arcisate (campa cavallo), con la cacca scaricata direttamente nel Ceresio, e ultimamente anche con i sussidi di Stato al Casinò di Campione per compensare il cambio (concorrenza sleale a quelli di Lugano e Mendrisio). La finiamo qui per carità di patria.

Pericolo bernese

Sicché, che il Belpaese non si sogni di ficcare il naso in decisioni che rientrano nella nostra sovranità nazionale, ma soprattutto – perché questo è assai più pericoloso – che i camerieri dell’UE in Consiglio federale non si sognino di lasciarglielo ficcare perché “bisogna aprirsi”! I ticinesi ne hanno pieni i santissimi di dover sempre e sistematicamente pagare il prezzo del becero internazionalismo e delle fregole di apertura della partitocrazia e dei sette scienziati bernesi.

Certo: la chiusura notturna dei valichi secondari non risolverà tutti i problemi di sicurezza di questo sempre meno ridente Cantone, e nemmeno quelli del Mendrisiotto. Però permetterà di compiere un passo avanti. Un passo che evidentemente va inteso come un punto di partenza. Non certo come un punto d’arrivo.

Far saltare Schengen

Che ci sia un problema di sicurezza ai confini lo dimostrano le due rapine degli scorsi giorni ad altrettanti distributori del Mendrisiotto ad opera di malviventi arrivati dal Belpaese. Per questo diciamo che le dogane non bisogna chiuderle solo di notte ma anche di giorno.  La chiusura notturna è, appunto, un primo passo. L’obiettivo è far saltare i fallimentari accordi di Schengen e reintrodurre i controlli sistematici in dogana. Magari accompagnati dalla costruzione di qualche bel MURO sul confine come giustamente ci insegnano varie nazioni, e non solo gli USA e l’Ungheria.

Lorenzo Quadri