Approvata l’iniziativa Rückert-Dadò: i sussidi pubblici vanno spesi in Ticino

Il neo-presidente USA Donald Trump nel suo discorso di insediamento ha detto: “assumere americano, comprare americano” (traduzione: Prima i nostri). In Ticino, grazie alla Lega e all’iniziativa parlamentare di Amanda Rückert (Lega) e Fiorenzo Dadò (PPD) è stato fatto un passo nella direzione giusta: chi beneficia di contributi pubblici sarà tenuto a spenderli in Ticino. Così ha votato martedì il parlamento ticinese a larga maggioranza. Per contributi pubblici non si intendono gli aiuti sociali ai cittadini, ma i sussidi per l’esecuzione di opere, la realizzazione di servizio o l’acquisto di determinati beni. Esempio “classico”: libri finanziati dal Cantone ma stampati oltreconfine.

Libertà di voto?

Il principio che almeno i soldi pubblici vanno spesi in Ticino dovrebbe essere di per sé ovvio. A maggior ragione con l’articolo costituzionale “Prima i nostri” in vigore in quanto votato dal popolo. Ed invece a $inistra  ancora riescono a tergiversare. Infatti la parola d’ordine in Gran Consiglio è stata “libertà di voto”. Non si fa molta fatica ad immaginare che ai kompagni sarebbe piaciuto tanto, ma proprio tanto-tanto, dire di votare contro l’iniziativa Rückert-Dadò, perché “bisogna aprirsi”. Del resto, il P$ non è forse il partito del direttore del DECS, quello del “prima i torinesi al centro di dialettologia”?

Ma evidentemente qualche spiraglio di Realpolitik di tanto in tanto si fa strada anche tra le fila degli spalancatori di frontiere. E’ una necessità. Anche perché la credibilità del P$ (svizzero) è crollata ai minimi storici con la pubblicazione del volantino in ARABO a sostegno della naturalizzazione agevolata degli stranieri di terza generazione. (Ma questi kompagni sono uno spettacolo. Prima dicono che gli stranieri di terza generazione sono tutti perfettamente integrati. E poi si scopre che sono così integrati che se non gli si scrive in arabo non capiscono?)

Preoccupazione $inistra

Sicché i kompagni optano per la libertà di voto sull’iniziativa che prescrive di spendere i sussidi in Ticino, ma il loro capogruppo Durisch si dice “preoccupato di come nel nostro Cantone si guardi tutto con gli occhiali di prima i nostri”. Ohibò. Forse a qualcuno sfugge che Prima i nostri non è un vezzo di uno sparuto gruppetto di populisti e razzisti. Prima i nostri è, dallo scorso settembre, un principio costituzionale. E la Costituzione è la carta fondamentale di uno Stato. Malgrado siano contrari all’insegnamento della civica, questo dovrebbero saperlo anche a $inistra.

Quindi, che in Ticino su usino gli occhiali di “Prima i nostri” non solo è normale, ma è anche doveroso. Piaccia o non piaccia ai kompagni. Quello che deve semmai preoccupare, è che ci sia qualcuno che insiste nel minimizzare. Come dire: suvvia ragazzi, non vorrete mica prendere sul serio un voto del popolino becero e xenobo?

Da ricordare

Intanto ricordiamo ai kompagni questo passaggio del giornalista e scrittore americano Charles Hugh Smith sulla $inistra spalancatrice di frontiere:  “I socialdemocratici, nel momento in cui abbracciano l’idea dei “confini aperti”, istituzionalizzano l’apertura all’immigrazione; questa disintegra il valore della forza lavoro dato dalla sua scarsità  sul mercato interno, e permette di abbassarne il prezzo grazie al lavoro degli immigrati, a tutto vantaggio del desiderio del capitale di abbattere i costi”. Prendere su e portare a casa.

Primo passo

L’iniziativa Rückert-Dadò è anteriore al voto su Prima i nostri ma va, evidentemente, nella stessa direzione. Un primo passo concreto sulla via dell’introduzione di forme di preferenza indigena. Così come ha voluto, e votato, il cittadino. Ma si tratta appunto solo un primo passo. Altri ovviamente devono seguire.

Lorenzo Quadri