Violenza domestica: mette radici grazie a migranti “in arrivo da altre culture”

 

La cronaca nera ticinese si è purtroppo “arricchita” di un nuovo grave episodio. Nei giorni scorsi abbiamo letto del caso del 33enne italiano, ex agente di sicurezza, residente ad Arzo, che ha picchiato la moglie coetanea fino a mandarla in ospedale.

L’episodio ha di nuovo acceso i riflettori sulla piaga della violenza domestica. E a tal proposito vale la pena citare la dichiarazione del capodicastero polizia PLR (non un leghista populista e razzista) di Mendrisio, Samuel Maffi, che sul Corriere del Ticino di giovedì 2 maggio ha dichiarato: “Il numero dei casi di violenza domestica si è stabilizzato da qualche anno (…) semmai sono l’intensità e la violenza dei litigi ad essersi accresciute. Segno forse dei cambiamenti sociali degli ultimi anni, che hanno visto radicarsi in Svizzera culture ed ideologie per le quali la violenza verso le donne è purtroppo la normalità”.

Alla buon’ora!

In altre parole: grazie alla politica delle frontiere spalancate e del “devono entrare tutti”, in Svizzera (Ticino compreso) si è moltiplicato il numero di migranti, spesso e volentieri migranti economici, che sono sessisti e misogini; e magari pure razzisti, omofobi, antisemiti e cristianofobi. Queste persone, che non sono né integrate né integrabili, trasmettono i propri “disvalori” anche ai figli, radicandoli in casa nostra per le generazioni future.

La giornalista italiana di $inistra Lucia Annunziata lo ha detto a chiare lettere già tempo fa: l’immigrazione è un pericolo per le donne. E la cronaca lo dimostra.

Però, alle nostre latitudini, i residui del femminismo ro$$o vogliono le frontiere spalancate e predicano il “devono entrare tutti”. Addirittura abusano della festa del lavoro per manifestare contro i “muri”: un vero insulto a tutti quei disoccupati ticinesi, e sono tantissimi, che si trovano senza un lavoro proprio per la mancanza di “muri” e la conseguente invasione da sud.  Il discorso si può chiaramente estendere, in chiave unisex, a tutta la gauche-caviar sedicente paladina delle donne; in realtà antisvizzera e paladina soltanto dei migranti economici in arrivo da “altre culture”.

Quanto all’inutile e faziosa Commissione federale contro il razzismo, presieduta da un’ex politicante radikalchic, riesce a tacere omertosa anche davanti alla violenza sulle donne ad opera di immigrati.

Ma come…

E’ semplicemente scandaloso che chi dice di battersi contro le discriminazioni e la violenza di genere poi ipocritamente taccia sul ruolo di primo piano che riveste in questo deplorevole fenomeno l’immigrazione; che addirittura tenti di nasconderlo dietro squallide generalizzazioni. Così si sentono, sotto le cupole federali, frasi che dovrebbero essere “ad effetto” del tipo: “la violenza domestica è un problema di uomini”,dichiarazione fatta dalla ministra del “devono entrare tutti” kompagna Simonetta Sommaruga.

Eh no: la violenza domestica è un problema di uomini stranieri,e le cifre al proposito parlano chiaro. Infatti è stata la stessa kompagna Simonetta ad incautamente sottolineare – con le intenzioni che ben si possono immaginare – che gli autori di violenze tra le mura di casa sono per metà svizzeri e per metà stranieri. Visto però che gli stranieri non sono la metà della popolazione svizzera, bensì un quarto, ne consegue che essi in percentuale sono responsabili del doppio dei casi di violenza domestica. Senza contare che il dato sulla nazionalità è ulteriormente taroccato (e non di poco) dalle naturalizzazioni di massa. Quanti mariti/compagni violenti indicati come “svizzeri” hanno in realtà l’inchiostro ancora bagnato sul passaporto rosso? Ovviamente, questa informazione viene prontamente imboscata. Ma come: gli stranieri violenti non erano tutta una balla della Lega populista e razzista? E invece…

Lorenzo Quadri