E’ con grande dolore che apprendo della scomparsa dell’amico ed ex collega di parlamento cantonale Giorgio Salvadè.

Leghista della prima ora, ma anche atipico, Giorgio è stato il primo esponente del Movimento, assieme a Marco Borradori, a ricoprire la carica di Municipale di Lugano.

Numerose le battaglie da lui combattute e vinte: assolutamente di primo piano, ad esempio, il suo impegno a favore dell’Università della Svizzera italiana e dell’Ospedale italiano di Viganello. Il Ticino e il Luganese gli devono molto: spero che il suo grande contributo non verrà dimenticato.

Nel lavoro politico Giorgio si è sempre distinto per l’impegno e la determinazione con cui sosteneva le proprie posizioni. Lo appassionavano, oltre gli argomenti legati alla sanità, anche il tema della scuola e dell’istruzione: al proposito poteva vantare conoscenza perfetta ed idee chiarissime.

Le discussioni con lui potevano anche essere accese – non era certo uomo da piegarsi, per motivi di “opportunità politica”, ad approvare qualcosa in cui non credeva  – ma erano sempre costruttive e mai banali. Da Giorgio c’era sempre qualcosa da imparare. Lui credeva nei giovani leghisti e li sosteneva, sia in Gran Consiglio che nel suo Comune, Massagno, di cui era da poco diventato municipale.

Giorgio era anche un comunicatore: sul Mattino ha redatto per lungo tempo la rubrica “Il mio angolo”. Anche nella malattia, aveva tenuto fede ai suoi impegni. Dalle pagine del domenicale si esprimeva sempre con competenza, determinazione e lucidità, affrontando gli argomenti più disparati. Al punto da far apparire incredibile, a chi leggeva, che lo scrivente potesse essere minato da un male che non lascia scampo.

Giorgio ha combattuto la sua battaglia fino in fondo. Lui, medico, non poteva certo ingannarsi sul proprio stato. Consola sapere che, anche nella dura prova che ha dovuto affrontare, sia stato sorretto, oltre che dalle persone che gli erano vicine, dalla sua profonda fede cristiana.

In giugno, si era congedato dai lettori del Mattino con un: “ci ritroviamo a settembre”. E’ probabilmente questa l’unica promessa che Giorgio non ha mantenuto.

Lorenzo Quadri