La partitocrazia vuole gonfiare come una rana la norma contro la discriminazione
Il Cantone $inistrato di Vaud, dove evidentemente i soldi pubblici crescono sugli alberi, ha da poco nominato una delegata per le questioni LGBTIQ (la sigla si allunga di continuo). La nuova burocrate, profumatamente pagata con i soldi del contribuente, dovrà “sviluppare una strategia (?) per consentire una migliore inclusione delle persone LGBTIQ sia a livello amministrativo che sociale”. Neanche si trattasse di extraterrestri.
I due hobby
I politichetti della casta sono fortissimi in due attività.
La prima è farcire, in nome del politikamente korretto e del pensiero unico mainstream, le pubbliche amministrazioni di un numero crescente di burocrati inutili. Costoro poi, una volta incadregati, si inventano il lavoro. Ovvero producono (appunto) ulteriore burocrazia e nuovi impedimenti, gabole e lacciuoli. Così facendo generano costi alla collettività che vanno ben al di là del loro (già non irrisorio) stipendio.
La seconda è inventarsi nuovi reati “giustificati moralmente”. Col risultato di gonfiare il codice penale come una rana. In particolare, a venire continuamente pompato è l’articolo 261 bis: quello contro la cosiddetta discriminazione razziale.
La Lega ed il Mattino, opponendosi fin dall’inizio a questa norma, avevano visto giusto. Se infatti si comincia a sanzionare penalmente alcune discriminazioni, nel caso concreto quelle razziali e religiose, poi “bisogna” sanzionare anche tutte le altre. In caso contrario si discrimina tra i discriminati, creandone di due categorie: quelli protetti dal codice penale e quelli protetti solo dal buonsenso.
Conseguenza scontata: l’articolo 261 bis si allarga a macchia d’olio. All’inizio contemplava solo la discriminazione o l’incitamento all’odio in base alla razza, all’etnia o alla religione. Due anni fa è stato aggiunto l’orientamento sessuale. Questa estensione l’ha partorita il parlamenticchio federale. Referendata dall’UDF, è stata confermata il 9 febbraio 2020 in votazione popolare con una maggioranza superiore al 60%.
Irrazionalità
Su temi di questo genere, un dibattito pubblico sereno e razionale non è più possibile da tempo. Lo si è visto anche col sedicente “matrimonio per tutti”. La “shitstorm” (= tempesta di cacca) scatta istantanea. Chi si oppone al dilagare del codice penale viene denigrato dalla partitocrazia e dalla stampa di regime come soggetto moralmente spregevole: razzista, omofobo, sessista, e via andando. Come se opporsi all’iscrizione di una discriminazione all’interno del codice penale significasse essere favorevole a quella discriminazione. Non è affatto così. A preoccupare è il continuo scivolamento verso una società in cui tutto ciò che non è obbligatorio è reato. Il codice penale deve limitarsi a sanzionare quello che è necessario alla convivenza civile. Non diventare lo strumento (la clava) con cui imporre la morale, i comportamenti e gli stili di vita che il pensiero unico $inistrato, multikulti, immigrazionista, euroturbo, climatista, woke, eccetera considera virtuosi (ovvero: pro saccoccia sua).
A catena
E’ chiaro che l’estensione dell’art 261 bis del codice penale alla discriminazione in base all’orientamento sessuale è stata solo il primo passo. Altri seguiranno. Del resto, perché discriminare i gay dovrebbe essere reato mentre – tanto per fare un esempio – discriminare le donne no? Detto fatto: sono già pendenti presso il parlamenticchio federale ben 5 richieste di allargare l’articolo 261 bis affinché esso contempli anche la discriminazione in base al genere. Perfino il Gigi di Viganello ha capito che non finirà qui. Più l’elenco cresce, più è destinato a crescere ancora. Perché, ad esempio, non creare anche un articolo che vieti la discriminazione degli invalidi? O degli anziani? O delle persone in sovrappeso? Si tratta forse di cittadini di serie B?
I politicanti smaniosi di presentarsi al pubblico come paladini dell’una o dell’altra categoria (nella speranza di incassarne i voti) abbondano. E quando si tratta di mettersi in mostra, la frenesia non conosce limiti, alimentata dall’ipermediatizzazione.
Censura plateale
Non solo gli articoli del codice penale si moltiplicano in modo virale; anche il loro perimetro si estende. Infatti i reati nuovi di pacca nel giro di breve tempo vengono poi stiracchiati andando a coprire fattispecie (dichiarazioni, comportamenti,…) che non avrebbero dovuto coprire .
Ad esempio: per essere “razzista” ai sensi dell’articolo 261 bis del codice penale, una dichiarazione deve adempiere a determinati requisiti. Questi requisiti vengono però continuamente diluiti, l’asticella si abbassa sempre di più ed il campo d’applicazione della norma si allarga. L’intento censorio a scopo di politichetta è plateale.
Norme inutili
E all’atto pratico? Già in Svizzera il razzismo è un fenomeno del tutto marginale. L’articolo 261bis l’ha forse ulteriormente marginalizzato? C’è da dubitarne. Anche perché il razzismo alle nostre latitudini è in gran parte d’importazione, ovvero è introdotto da stranieri in arrivo da “altre culture”. Lo stesso scenario si verificherà con la norma anti-omofobia. I principali autori di aggressioni omofobe in Svizzera sono, ma tu guarda i casi della vita, giovani con passato migratorio. E questi se ne impipano di un capoverso in più nel codice penale!
E’ poi scontato che in prima fila a sostenere la futura norma penale contro la discriminazione in base al genere si troveranno le femministe ro$$overdi. Le stesse che però sono favorevoli al burqa. Quando si dice far ridere i polli!
Lorenzo Quadri