Quindi è ufficiale. Anche i radar mobili, non solo quelli fissi, andranno segnalati. Ci dovrà essere un cartello a 200 metri di distanza dall’apparecchio. Così ha deciso il Gran Consiglio, pur a maggioranza risicata, approvando il rapporto del leghista Fabio Badasci alla mozione Chiesa-Dadò.

Quella dei radar segnalati è una battaglia storica della Lega e del Mattino. La prima mozione sul tema venne presentata da chi scrive nel 2006. Naturalmente allora la proposta venne respinta con sdegno. Il Gigio Pedrazzini, PPDog – lo stesso partito di Dadò – non ne voleva sapere. Si vede che in un decennio i tempi cambiano, dato che oggi gli uregiatti sostengono la posizione diametralmente opposta: concordano con la Lega sul fatto che i radar, se devono servire per la prevenzione, vanno anche segnalati. I controlli a sorpresa servono invece per fare cassetta. Non prevengono la situazione di pericolo. Al contrario: lasciano che l’automobilista superi i limiti di velocità per sanzionarlo a posteriori e fare cassetta.

Scelta in controtendenza
Si dirà che la segnalazione dei radar mobili è, tutto sommato, una questione di piccolo cabotaggio. All’atto pratico, non è di certo il problema principale di questo sempre meno ridente Cantone. Tuttavia, la decisione parlamentare ha una portata più ampia. Perché si tratta di una scelta in controtendenza rispetto ai diktat politikamente korretti che impongono di criminalizzare l’automobilista.

Il parlamento cantonale si è infatti mosso nella direzione opposta rispetto alle Camere federali, che hanno votato il bidone via Sicura, apoteosi della persecuzione di chi necessita dell’automobile per andare al lavoro. Come noto, a seguito del bidone Via Sicura, un eccesso di velocità senza conseguenze viene sanzionato più duramente di una rapina. Una situazione che non sta né in cielo né in terra. Ma che a Berna non si sognano di correggere. Perché, dopo una prima entrata in materia della maggioranza del Consiglio nazionale, la Commissione dei trasporti del Consiglio degli Stati ha dato l’altolà: i signori senatori rifiutano di correggere le plateali magagne di Via Sicura – magagne rilevate non solo dal Mattino populista e razzista, ma anche da fior di giuristi – accampando scuse del piffero. Una vera e propria presa per i fondelli.

Isterismi
Partendo da questa situazione, ben si capiscono le reazioni isteriche dei moralisti a senso unico dopo la decisione ticinese di segnalare i radar mobili, dipinta come un gesto al limite della delinquenza. Anche questa volta si nota che il modus operandi dei finti moralisti è sempre lo stesso: la denigrazione sistematica e di chi osa pensarla diversamente da loro, che deve apparire come un individuo spregevole. E il bello è che costoro hanno poi la tolla di riempirsi la bocca con il concetto di tolleranza – quando i primi intolleranti sono proprio loro.

Una crepa?
Gli isterismi politikamente korretti contro la segnalazione dei radar – che peraltro è prassi corrente anche in Francia ed in Italia, e da vari anni – si spiegano proprio perché questa decisione parlamentare, per quanto di portata circoscritta, segna un’inversione di tendenza. Una crepa nell’edificio, costruito in anni di fatwe morali e di populismo di $inistra, della criminalizzazione della mobilità privata. E se crollasse tutto? Nel tentativo di scongiurare questo rischio, i talebani anti-automobilisti non hanno perso tempo. Confermando il proprio squallore, si sono messi subito a strumentalizzare le morti sulle strade per demonizzare una misura che aumenta la sicurezza perché, se sa di essere controllato, l’automobilista rallenta. Dimostrazione ulteriore, semmai ce ne fosse bisogno, che l’obiettivo di certi ambienti non è diminuire gli incidenti, bensì proseguire la guerra santa all’automobile.

PLR: bastonare e tassare?
Degno di nota è che a sostegno del radar per fare cassetta si sia schierato non solo il partito $ocialista, ma anche il PLR. Altro che “liberale”: l’ex partitone ha preso il suo posto nei ranghi dei nemici della mobilità individuale, che pure risponde ad un principio di libertà. Se a ciò si aggiunge che il DFE targato PLR mira a decurtare, sempre per fare cassetta, le deduzioni per le spese di trasferta professionale, appare chiaro che il PLR ha ormai fatto una scelta di campo contro gli automobilisti. Altro che libertà, altro che responsabilità individuale: i liblab vogliono bastonare e tassare. Prendere nota.
Lorenzo Quadri