E intanto sempre più cittadini svizzeri tirano la cinghia a causa del virus cinese
Naturalmente alle nostre latitudini la stampa di regime non ha emesso un cip. Ma nel Canton Zurigo ha fatto scalpore il caso di una famiglia di rifugiati che è costata ad un piccolo comune – non meglio precisato – 1.3 milioni di franchetti nel giro di cinque anni. Ne ha riferito nei giorni scorsi il portale 20 Minuten che al tema ha dedicato un’inchiesta.
Permessa: a seguito del federalismo, le modalità di finanziamento delle prestazioni sociali variano da Cantone a Cantone. Se in Ticino la maggior parte della spesa (80%) la sostiene il Cantone, in Svizzera interna non è raro che paghino tutto i Comuni. Si può quindi facilmente immaginare come, in un piccolo Comune, bastino pochi casi per generare importanti buchi nelle casse pubbliche.
Ma la distinzione è, alla fine fine, una questione di lana caprina. Che paghi il Comune, il Cantone o la Confederella, i soldi spesi provengono sempre dalle tasche del contribuente.
E quindi è ora di finirla di buttarli dalla finestra in nome del multikulti e del “devono entrare tutti”. Quando poi agli svizzeri in difficoltà si fa tirare la cinghia.
Per non farsi mancare niente
Come ha fatto il conto, nell’innominato piccolo Comune zurighese, a lievitare a 1.3 milioni in 5 anni? Semplice: la coppia di sedicenti rifugiati (non si dice quale sia la loro nazionalità; quindi non si sa se provengano da un paese dove sono in corso delle guerre o se invece, come è più probabile…) è arrivata in Svizzera. Poi ha avuto tre figli (naturalmente tutti a carico del contribuente). Poi la relazione tra i genitori si è deteriorata. Dunque l’ente pubblico ha dovuto collocare i due, a proprie spese, in abitazioni separate. Così la spesa per l’alloggio è schizzata verso l’alto. Poi, a seguito di un’ulteriore degrado della situazione familiare, la madre è stata trasferita in una residenza protetta per donne. Ohibò, vuoi vedere che il contribuente sta mantenendo un finto rifugiato che è pure un marito violento?
E naturalmente per i figli si sono dovuti attivare i servizi sociali, con tutti i costi del caso. Tanto per non farsi mancare nulla, bisogna pure mettere in conto spese dentarie per 11mila Fr. Da una fattura all’altra, si arriva così al totale di 1.3 milioni.
Continuare a mantenere migranti
Scusate, ma qui qualcosa ci sfugge. Siamo entrati nella più grave crisi economica del Dopoguerra (cit. Consiglio federale): disoccupazione e povertà in Svizzera sono destinate ad impennarsi. I posti di lavoro vengono cancellati a migliaia (però i frontalieri in Ticino continuano ad aumentare). E noi dovremmo continuare a mantenere migranti economici, ed in particolare finti rifugiati che mai lavoreranno e che resteranno a carico dello Stato sociale vita natural durante?
Le percentuali di rifugiati ammessi in Svizzera che hanno un lavoro sono infatti infime. In particolare in Ticino. E non si tratta solo – come se fosse un dettaglio – di versare l’assistenza. Ma anche di far fronte a tutti i costi sociali del caso.
Miliardi all’anno
Inutile dire che l’ammontare totale dei costi dell’asilo, e si tratta di miliardi ogni anno, rimane avvolto nel mistero. Essendo i costi spalmati sui vari livelli istituzionali (Comuni, Cantoni e Confederella) i dati complessivi non ci sono. Intanto il solito sfigato contribuente svizzerotto deve mantenere tutti, però viene pure accusato di razzismo.
I finti rifugiati non hanno mai versato un franco nelle casse dello Stato sociale svizzero: si limitano a mungerlo. Eppure ricevono dall’ente pubblico più soldi di tanti anziani in AVS, che hanno pagato tasse e contributi per tutta la vita. E, come visto nel caso zurighese, quanto viene versato come rendita costituisce solo una parte dei costi. Spesso e volentieri nemmeno la principale.
E’ evidente che le cose devono cambiare.
Intanto “Giuseppi”…
Oltretutto, la situazione è destinata a peggiorare in prospettiva futura, dal momento che il governo italiano non eletto di “Giuseppi” Conte ha riaperto i porti all’immigrazione clandestina. Col risultato che poi, dopo un po’, i finti rifugiati sbarcati in Italia arriveranno in Svizzera. Con tutto quel che ciò comporta anche dal punto di vista della radicalizzazione islamista. Il 60% dei migranti che ogni giorno sbarcano a centinaia a Lampedusa sono tunisini. E proprio da quest’area provengono gli autori della maggioranza degli attentati terroristici islamici messi a segno in Europa.
Però i vicini a sud, quelli che aprono i porti all’immigrazione clandestina, pretendono di dire a noi cosa dobbiamo fare con le nostre stazioni sciistiche.
Lorenzo Quadri