Ex Macello: altro che reati penali del municipio. Solo politichetta dei sabotatori
La panna montata si smonta. Il procedimento penale sulla “demolizione” dell’ex Macello si avvia alla rottamazione. Si prospetta infatti un decreto d’abbandono.
Viene così confermato quel che si sapeva fin dall’inizio. Ovvero che nell’iper-mediatizzata ed iper-pompata vicenda, di responsabilità penali del municipio non v’è traccia. Peraltro nessun municipale è mai stato imputato: 5 membri dell’esecutivo sono stati ascoltati come “persone informate sui fatti”.
Strumentalizzazioni
Niente di penale a carico del Municipio, dunque. Solo quantitativi industriali di politichetta di basso cabotaggio contro l’Esecutivo, reo di essere a maggioranza relativa leghista. Ed uso strumentale della giustizia a scopo della citata politichetta.
Spiace che il compianto sindaco Marco Borradori non sia più qui ad accogliere la notizia, peraltro scontata, del decreto d’abbandono, dopo che si è dovuto sorbire sotto casa il corteo che sbraitava “Borradori a testa in giù”.
Il fatto che cinque procuratori pubblici, PG compreso, abbiano interrogato cinque municipali per cinque ore e mezza sulla base di denunce inconsistenti la dice anche lunga sulla presunta “sottodotazione” del Ministero pubblico. Altro che aumentare il numero dei PP. Già quelli attuali hanno “il temp che pecia”.
Verdi asfaltati
Il decreto d’abbandono che verrà emesso asfalta, evidentemente, i Verdi, autori della denuncia farlocca per farsi propaganda elettorale. Ma è una batosta anche per i ro$$i, per i radikal-chic (radikal-brozz) e per tutti quanti hanno ingigantito a dismisura la vicenda di fine maggio nella speranza di sabotare il municipio.
Già il fatto che, “grazie” alla stampa di regime, si parli – per drammatizzare – di “demolizione dell’ex macello” fa ridere i polli. Come tutti possono vedere, l’ex macello è ancora lì al suo posto. La demolizione ha interessato unicamente un annesso posticcio e fatiscente.
R$I e LaRegione in lutto
Asfaltata assieme ai soldatini della gauche-caviar c’è la stampa di regime, faziosamente schierata dalla parte dei cosiddetti autogestiti. Vedi in particolare la Pravda di Comano ed il giornale di servizio del partito delle tasse (LaRegione). Con l’aggravante che i mesi e mesi di campagna politica denigratoria della R$I la pagano i cittadini con il canone più caro d’Europa; e la pagano come se fosse “servizio pubblico”. Per fortuna, a breve partirà la raccolta firme per abbassare il canone Serafe a 200 Fr, che sono ancora troppi.
E’ scontato che, decreto d’abbandono o no, da Comano Telebrozzoni continuerà con le trasmissioni. Verosimilmente a cura – come a più riprese avvenuto – della giornalista compagna del consigliere comunale di Lugano dei Verdi. I quali Verdi hanno presentato la denuncia penale farlocca per il tramite dell’avvocato fratello del citato consigliere comunale. Tanto per chiarire quali siano l’equidistanza e l’obiettività delle redazioni ro$$overdi dell’emittente statale. Però il neo direttore Mario Timbal “non vede” le derive a $inistra.
Credibilità… di chi?
Contrariamente alla narrazione dei giornalai, la credibilità del municipio non è mai stata a rischio. La credibilità la perde chi presenta, a fini partitici, denunce penali taroccate che si sgonfiano come palloncini. E pertanto viene giustamente mazzuolato. Prendere su e portare a casa!
L’Esecutivo avrebbe perso credibilità se avesse continuato a tollerare ad oltranza i vandalismi e le illegalità dei brozzoni.
Passare alla cassa
I Verdi-anguria, autori della denuncia penale farlocca, si sono dimostrati dei cattivi perdenti, accusando il Ministero pubblico di essere connivente con il municipio. Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere. Il Ministero pubblico l’hanno coinvolto loro. Però, visto che l’esito della vertenza non è funzionale alla loro politichetta, strillano al “gombloddo”. Asilo Mariuccia!
Piuttosto, a noi interessa sapere quanto è costata al contribuente l’intera procedura giudiziaria: così i Verdi, invece di blaterare, potranno passare alla cassa.
Sarebbe pure interessante sapere quando i sedicenti autogestiti verranno finalmente condannati per i vari reati penali commessi nella realtà (e non nella fantasia di certi politicanti e giornalai): danneggiamenti, sommossa, eccetera.
La barzelletta
Davanti alla sonora batosta, i soldatini Verdi (di bile) cianciano perfino di “dimissioni”: non le proprie, ça va sans dire, bensì quelle del municipio. Uhhh, che pagüüüraaa! Dimissioni a fronte di un decreto d’abbandono di una procedura in cui i municipali nemmeno erano imputati? Qui siamo oltre la barzelletta.
Immancabile, poi, la frase tipica di chi raschia il fondo del barile: “la popolazione vuole sapere”. Forse qualcuno non ha ancora capito che alla stragrande maggioranza della “popolazione” di Lugano dei molinari non gliene potrebbe fregare di meno. Del resto i brozzoni sono ormai rimasti in tre gatti. Per rimpolpare le fila della manifestazione dello scorso sabato è stato necessario ricorrere a dipendenti della R$I ed a $indakalisti.
Ed è chiaro che la città di Lugano ai molinari non deve mettere a disposizione nemmeno un pollaio. Se costoro vogliono una sede, se la andranno a cercare sul mercato e pagheranno un affitto. Come tutti i comuni mortali. “Senza privilegi”, come recita lo slogan elettorale dei kompagni luganesi. O è farlocco pure quello?
Lorenzo Quadri