Gli istituti che si prestano all’isteria “gender” e “woke” violano il loro mandato
Finora ritenevamo, a torto, che i deliri “gender” e “woke” fossero una prerogativa dell’area anglosassone, vedi USA e Gran Bretagna. Ed invece, ma c’era da aspettarselo, adesso arrivano anche qui.
La “SUPSI” di Winterthur, quindi una scuola universitaria professionale, nelle scorse settimane ha emanato delle astruse direttive sulla lingua “gender” da utilizzare nelle comunicazioni, con le locuzioni che si possono (?) usare e quelle da evitare (le istruzioni sono redatte in tedesco). Naturalmente i termini da impiegare sono spesso contrari alle regole linguistiche. E quindi, semplicemente, sbagliati. A parte questo, l’obiettivo della balorda svolta “woke” è chiaro. Si tratta di avvalorare farneticanti ideologie secondo cui il genere di una persona non sarebbe un dato biologico, bensì un’opinione del soggetto interessato. I generi, oltretutto, non sarebbero due, ma di più (tre? Quattro? Cinque?). Si sta quindi negando una realtà scientifica. Ancora una volta, cerchie di $inistra tentano di sostituire la realtà “sgradita” con la propria ideologia.
Regressisti e oscurantisti
Ci sono, indubbiamente, persone che non si identificano col loro genere biologico (pochissime peraltro: stiamo parlando di una piccolissima minoranza). Ma questo sentimento soggettivo, di tipo psicologico, non ha – ovviamente – alcun influsso sul dato biologico. Se uno decide di essere un gatto, non per questo lo diventa.
Finché a negare i dati biologici sono politichetti, giornalai $inistrati, intellettualini da tre e una cicca, o magari qualche “influencer” fankazzista, è grave fino ad un certo punto: costoro sono dei semplici parolai. Ben diverso è quando a prendere a schiaffi la biologia sono delle istituzioni di livello universitario. Istituzioni il cui compito specifico è quello di diffondere la scienza; non grottesche falsità mainstream. E per svolgere questo compito ricevono fiumane di soldi dei contribuenti. È evidente che a queste scuole universitarie, che invece di adempiere al proprio mandato fanno l’esatto contrario, vanno tagliati i fondi pubblici. La Lega non mancherà di attivarsi politicamente in tal senso.
Forse qualcuno non se ne rende conto, ma “grazie” al woke stiamo facendo un balzo indietro di secoli. Scordiamoci l’illuminismo. Qui si torna ai tempi in cui l’autorità negava, per motivi religiosi, che la Terra girasse attorno al sole. Adesso la nuova religione è il politically correct.
Il bello è che i fautori di questo ritorno all’oscurantismo medievale hanno ancora la faccia di tolla di autodefinirsi “progressisti”. Ma quali progressisti, questi sono regressisti!
Omofobia importata
Tanto per non farsi mancare niente, i paladini dell’ideologia “gender” sono pure immigrazionisti e multikulti. Costoro vogliono fare entrare in Svizzera tutti i migranti islamisti i quali, oltre che sessisti e misogini, sono pure omofobi. Alle nostre latitudini, i principali responsabili di aggressioni omofobe e transfobiche sono giovani con passato migratorio.
Non certo “estremisti di destra”, come tentano di far credere – mentendo per l’ennesima volta – certi giornalai e politichetti!
A fine giugno ad Oslo è stato commesso un attentato presso un club gay. Il bilancio è stato di due morti e 21 feriti, 10 dei quali gravi. Chi è l’autore? Un immigrato iraniano islamista radicalizzato.
Quindi, invece di lanciare becere accuse di omofobia e di transfobia contro chi afferma un’ovvietà scientifica ovvero che i generi biologici sono solo due e che non costituiscono un’opinione ma un dato di fatto, i $initrati – se avessero davvero a cuore la causa LGBTQVattelapesca – dovrebbero chiudere le frontiere all’immigrazione islamista! Invece i kompagnuzzi, ormai del tutto disconnessi dalla realtà, arrivano al punto di difendere il burqa quale “simbolo di libertà”. Intanto in Iran le donne che bruciano per protesta il velo islamico vengono picchiate ed anche uccise. E le nostrane paladine dell’orrido straccio… citus mutus! Preferiscono andare in piazza a protestare contro il voto democratico sull’AVS!
Anche Ueli…
Di isteriche accuse di transfobia è stato bersaglio anche il consigliere federale uscente Ueli Maurer. Interpellato al proposito del suo successore, il buon Ueli ha dichiarato che per lui è indifferente che sia uomo o donna, basta che non sia un “Es” (pronome tedesco che sta ad indicare il genere neutro). Certamente l’uscita è improvvida. Non però per il motivo addotto dagli esagitati seguaci del “woke”. Ma per l’esatto contrario. Il successore di Maurer non può essere un “Es” per il semplice fatto che l’Es non esiste. I generi, come detto, sono due.
Asterischi? Col cavolo!
Intanto, mentre i cittadini affondano nella melma causa esplosione del costo della vita, in quel di Berna i soldatini $inistrati non trovano di meglio che farsi le pippe mentali sulla lingua “gender”. Questi kompagnuzzi e kompagnuzze se le inventano proprio tutte pur di NON difendere i lavoratori!
Tale Céline Widmer (Céline chi?), consigliera nazionala $ocialista del Canton Zurigo, ha addirittura presentato un postulato in cui chiede che l’amministrazione federale utilizzi il linguaggio “trans-inclusivo”. In sostanza, la postulante vuole che la Confederella si serva degli asterischi nei testi ufficiali. Peccato che nessuna delle tre lingue nazionali preveda parole terminanti in asterisco. Usarle è quindi un errore, di quelli che a scuola fruttavano una bella insufficienza. Ma la Céline addirittura definisce la lingua grammaticalmente corretta un “linguaggio sessista”. Qui siamo al delirio. Ma avanti, continuate a votare per la gauche-caviar!
Metodi autoritari
È ora che la società, a partire proprio dal mondo politico ed accademico, la smetta di chinarsi a 90 gradi davanti a chi pretende di imporre fregnacce “woke”. Oltretutto servendosi di metodi fascisti per colpire chi non ci sta: il ricatto morale, la denigrazione, lo stigma sociale di “razzista, sessista ed omofobo” (le tre qualifiche vengono spesso e volentieri trattate come un pacchetto unico). Quanto scommettiamo che in quel di Winterthur gli insegnanti che non si adatteranno alla comunicazione “trans-inclusiva” perderanno il posto?
LORENZO QUADR