Dottorato honoris causa a Didier Burkhaltèèèèr: nel water la credibilità dell’ateneo di Neuchâtel

Gli ambienti universitari si stanno screditando sempre di più. Credono di spacciare per alta scienza – e quindi guai ai somari che si permettono di contestare – quella che in realtà è solo una squallida campagna politica fatta abusando e strumentalizzando le credenziali accademiche.

La scorsa settimana c’è stato l’esilarante caso dei Politecnici di Losanna e Zurigo. I quali, dopo aver starnazzato la solita sequela di quaquaraquà politikamente korretti contro il voto del nove febbraio (il popolo bestia che “non capisce” va rampognato come se fosse uno scolaro ottuso) e contro Ecopop, hanno introdotto per primi il contingentamento degli studenti stranieri.

Ma c’è chi è in grado di fare molto peggio dei due Politecnici. Ed è l’università di Neuchâtel. La quale ha pensato bene di gettare nella fogna la propria credibilità, distribuendo dottorati honoris causa che fanno ridere i polli. Pezzi di carta che non hanno nulla a che vedere con il sapere, ma che costituiscono delle pacchiane, squallide e puerili operazioni politiche all’insegna del “dobbiamo aprirci” e della rottamazione della Svizzera.

Gli intellettualini internazionalisti, dunque, non si limitano a pontificare sui media; infestano anche gli ambienti accademici che si meriterebbero ben altra obiettività e ben altro livello.

Bisogna aprirsi

Chi, infatti, ha ricevuto un dottorato honoris causa dall’università neocastellana? Un illustre ricercatore? Un brillante studioso? Qualcuno che può vantarsi di aver aggiunto un tassello, grande o piccolo che sia, al mosaico della conoscenza?

Neanche per sogno: l’onore, del tutto immeritato, l’ha ricevuto nientemeno che un politicante PLR, ossia il Consigliere federale Didier Burkhaltèèèr, con una motivazione che sarebbe esilarante se non fosse tragica: «il suo impegno (?) esemplare in favore di una Svizzera libera (???), dinamica e aperta al mondo».

Poiché la libertà della Svizzera il PLR Burkhaltèèèr l’ha affossata e non certo sostenuta (ricordate le fregnacce sulla “ripresa dinamica del diritto UE”?) è chiaro che la vera motivazione del dottorato (dis)honoris causa è l’ultima: ossia le “aperture”.

Ah beh, chiaro: basta dire pubblicamente che “dobbiamo aprirci” ed ecco che chiunque assurge agli onori accademici. Anche il classico “asino drizzato in piedi”: siamo pronti a scommetterci.

Complici dei cassamalatari

E la presa per i fondelli non è finita: un altro dottorato honoris causa è stato assegnato all’ex direttore dell’Ufficio federale della sanità pubblica Thomas Zeltner.

Sempre meglio: l’Ufficio federale in questione è complice della rapina dei cassamalatari ai danni dei ticinesi (e non solo dei ticinesi) tramite premi di cassa malati gonfiati. Grazie a detto Ufficio, che faceva il palo, i ticinesi sono stati depredati di 450 milioni di Fr. Di questi, solo 68 torneranno indietro. E ai responsabili dell’Ufficio, invece di un maxiprecetto esecutivo, arriva un dottorato. E’ il colmo!

Diplomi carta straccia

L’onoreficenza di cui l’università di Neuchâtel ha insignito senza uno straccio di motivo plausibile Didier Burkhaltèèèr è una triste dimostrazione di quanto chi dovrebbe amministrare e promuovere il sapere al di sopra delle parti si sia invece svenduto senza remore alla politichetta delle aperture scriteriate. 

Se una simile operazione-fetecchia l’avesse fatta l’Università di una qualche dittatura africana si potrebbe ancora avere comprensione. Nei confronti di un ateneo elvetico che scende ad un livello così infimo, mandando in malora in un colpo solo la reputazione della piazza universitaria svizzera, invece, di comprensione proprio non ce ne può essere.

Dopo simili prodezze, c’è da chiedersi se gli attestati rilasciati dall’Università di Neuchâtel valgono la carta su cui sono stampati.

Lorenzo Quadri