Mentre nel Belpaese il protezionismo ed il primanostrismo sono il pane quotidiano

Ma guarda un po’! I balivi della ComCo sono sbarcati in Ticino per tenere la propria spocchiosa lezioncina in materia di libero mercato. L’obiettivo è quello di impallinare, con la scusa della Legge sul mercato interno, le disposizioni faticosamente messe in campo in questo sempre meno ridente Cantone per difenderci dalla concorrenza sleale dei padroncini italici.

Protezionisti?

La ComCo ci accusa di “protezionismo”. Infatti, il Ticino è così “protezionista” da essere quotidianamente preso d’assalto da migliaia di furgoni con targhe azzurre. E le conseguenze si vedono. Se il nostro Cantone detiene il record di fallimenti, se questi in Ticino nei primi 4 mesi dell’anno sono aumentati dell’11% mentre nel resto della Svizzera sono diminuiti del 3%, un qualche motivo ci sarà. La colpa di tali numeri inquietanti non è solo dei fallimenti farlocchi dei furbetti dell’italico quartierino che abbiamo pensato bene di metterci in casa grazie alla devastante libera circolazione delle persone. Ad andare a gambe all’aria ci sono anche piccole aziende ticinesi (tante) che non sono in grado di reggere la concorrenza sleale in arrivo da Oltreconfine.

Lavarsi la coscienza

La Confederazione ha mandato il Ticino allo sbaraglio con la libera circolazione. Dopodiché, della – più che prevedibile! – situazione creatasi nel nostro Cantone, se ne è sbattuta alla grande. Per giustificare il proprio scandaloso menefreghismo, per lavarsi la coscienza, Berna ci inonda di statistiche taroccate ad arte per dare l’impressione che tutto vada per il meglio. Il degrado è solo una “percezione”.  Quindi non serve intervento di sorta. Tanto più che gli interventi non piacciono ai balivi dell’UE e nemmeno ai vicini a Sud, che almeno una cosa la sanno fare bene: scatenare una “shitstorm” (=tempesta di cacca) contro gli svizzerotti razzisti ogni volta che questi ultimi tentano di tutelarsi dall’invasione. Perché il Ticino è – e deve rimanere – terra di conquista.

Difendersi da soli

E’ ovvio che in questa situazione il nostro Cantone può fare solo una cosa: difendersi da solo. Del resto, in passato l’ex consigliere federale Pascal Couchepin invitò i ticinesi a fare uso dell’arte latina dell’ “arrangiarsi”. Questo è ciò che il Ticino – che ha sempre rifiutato, a ragione, la devastante libera circolazione delle persone – sta tentando di fare, grazie in particolare ai ministri leghisti. Ma i vicini a sud starnazzano come germani reali contro il presunto protezionismo ticinese, ed ecco che a Berna improvvisamente si svegliano. E se la prendono con il Ticino! Così è accaduto con il famoso casellario giudiziale, così accade con gli albi antipadroncini. Inutile dire che nel Belpaese – dove di protezionismo sono campioni europei – se la ridono a bocca larga.

Non ci deve interessare?

Adesso dunque il balivo di turno della ComCo varca il Gottardo per venirci a dire che così non si fa. Anche se altrove il protezionismo prende piede, gli svizzerotti – in controtendenza – devono aprirsi! Sempre e comunque! “Bisogna dare l’esempio”, come direbbe la kompagna Simonetta.

Capita l’antifona? Nel Belpaese il protezionismo imperversa (giustamente). E non solo il protezionismo. Anche il primanostrismo: la scorsa settimana abbiamo appreso che il TAR del Lazio ha annullato l’assunzione di 5 direttori stranieri (cittadini UE), effettuata nel 2015, alla testa di altrettanti “supermusei”, in quanto il Ministero dei beni culturali “non aveva il diritto di aprire il concorso a candidati non italiani”.

A noi invece si viene a dire che, mentre gli altri – in prima linea proprio i vicini a sud! – si difendono, noi dobbiamo farci invadere. Perché le pratiche in uso attorno a noi non ci devono interessare.

Casellario-bis

Come nel caso del casellario giudiziale, anche qui si tratta di non calare le braghe. Rendiamocene conto: i camerieri bernesi dell’UE hanno sacrificato il Ticino sull’altare delle frontiere spalancate. Adesso pretendono che ce ne stiamo zitti e buoni ad assistere allo sfacelo del nostro mercato del lavoro. All’esplosione del numero di frontalieri e padroncini e, specularmente, a quella delle cifre dell’assistenza e dei fallimenti. Magari ascoltando in riverente silenzio il soldatino di turno che viene a spiegarci che in realtà non  è vero niente, sono solo “percezioni”. Signori della ComCo, guardate che non siamo mica scemi! Ma vaffancomco!

Lorenzo Quadri