Legge sulle commesse pubbliche: la Commissione della concorrenza (ComCo) contro il Ticino
Acciderbolina! I soldatini delle frontiere spalancate, al soldo dei camerieri dell’UE in Consiglio federale, partono per il fronte. Sicché i funzionarietti della Comco (Commissione federale della concorrenza) hanno pensato bene di puntare il dito accusatore contro il Ticino. Uhhh, che pagüüüüraaa! E qual è il motivo di tanta riprovazione? Trattasi delle modifiche della legge sulle commesse pubbliche. Modifiche promosse a tutela dell’economia locale dal ministro leghista Claudio Zali. Modifiche che non vanno giù a chi da anni predica con isterismo crescente la fetecchiata delle “aperture”. Aperture che hanno devastato il mercato del lavoro ticinese (oltre che la nostra sicurezza e la nostra viabilità).
L’isterismo è comprensibile: i camerieri dell’UE si rendono conto che la loro propaganda di regime, vero e proprio terrorismo di Stato a sostegno di fallimentari accordi internazionali, sta perdendo la presa.
Come comprensibili sono le censure all’indirizzo dei ticinesotti chiusi, gretti e adesso pure “protezionisti” (lo dicono come se fosse un insulto, forse perché finisce in “-isti”, come populisti e razzisti). Perché i ticinesotti li hanno sbugiardati.
Reprimende ipocrite
Questi soldatini bernesi delle frontiere spalancate passano il tempo a negare l’esistenza dei problemi sul mercato del lavoro del nostro (sempre meno) ridente Cantone. Spalleggiati, in tale “nobile” occupazione, dall’IRE del buon Rico Maggi e dai suoi studi farlocchi finanziati con i nostri soldi. A negare e a ripetere, davanti ad ogni richiesta di intervento a livello federale, che tutelare l’economia ticinese dalla concorrenza sleale d’oltreramina “sa po’ mia”.
Uella signori, ma ci siete o ci fate? La politica estera è competenza federale. Ed è sempre la Confederella che ha messo il Ticino nella palta spalancando le frontiere all’invasione da sud. Sarebbe quindi stato suo dovere attivarsi con energia per almeno limitare i disastri fatti. Invece, i camerieri dell’UE in Consiglio federale non solo non hanno mosso paglia ma ad ogni occasione di attrito si sono schierati CONTRO il Ticino ed i Ticinesi e dalla parte della vicina penisola. Sono perfino arrivati a cancellare il “maledetto voto” del 9 febbraio.
E adesso si credono in diritto di prodursi in ipocrite reprimende perché il Ticino, completamente abbandonato, anzi sabotato da Berna, si arrangia da solo? Ma come: non sono proprio loro ad averci sempre detto che ci dobbiamo arrangiare?
Copione ripetitivo
Il deludente (per usare un eufemismo) copione non è nemmeno nuovo. Basti pensare che personaggi del calibro di Jacques de Watteville, già tirapiedi della CF del 5% Widmer Schlumpf, come pure la ministra del “devono entrare tutti” kompagna Simonetta Sommaruga, da tempo esercitano vergognose pressioni perché il Ticino elimini la richiesta del casellario giudiziale: evidentemente, per certi personaggi, ogni cip in arrivo da oltreramina è un ordine. Ma si facciano un esame di coscienza, piuttosto, i signori della ComCo – e soprattutto i loro padroni del Consiglio federale – invece di venire a disintegrare i santissimi!
Protezionismo necessario
Il protezionismo è necessario alla salvezza dell’economia e del lavoro di questo Cantone. Quindi lo rivendichiamo con orgoglio. Siamo protezionisti e ce ne vantiamo.
Del resto, il fatto che la prima ad unirsi agli starnazzamenti della Comco contro le modifiche alla legge sulle commesse pubbliche decise dal parlamento ticinese sia stata Economiesuisse – con il suo capo economista, tale Rudolf Minsch, che addirittura blaterava di “conseguenze fatali per l’economia svizzera” (Minsch, ma vai a Baggio a suonare l’organo!) – è significativo. Significativo degli interessi che difendono questi strapagati funzionarietti della Comco: quelli dei padroni del vapore delle grandi multinazionali, famelici di manodopera estera a basso costo (e senza alcuna limitazione) con cui soppiantare i “costosi” lavoratori svizzeri, incrementando così i propri utili sulle spalle della gente.
Il Ticino con la nuova legge sulle commesse pubbliche ha fatto il lavoro che avrebbero dovuto fare a Berna. Quindi, cari signori della Comco, volare basso e schivare i sassi, che ci fate miglior figura. Anche perché questo è – e deve essere – solo l’inizio. Infatti, nel caso qualcuno se lo fosse dimenticato, il “Prima i nostri” è stato votato dal popolo. E si trova lì, bel bello, nella Costituzione ticinese. Chiaro il messaggio?
Lorenzo Quadri