La Polonia completa la propria barriera. Ma Bruxelles non strilla più

Quatta quatta, nel silenzio della stampa di regime, la Polonia ha terminato nei giorni scorsi la costruzione del più grande “muro” d’Europa contro i finti rifugiati con lo smartphone.

La barriera è stata realizzata sul confine con la Bielorussia, accusata di orchestrare di proposito il flusso dei finti rifugiativerso ovest.

Noi siamo sicuramente a favore dei muri alle frontiere. Ci rallegriamo dunque dell’opera polacca: è un esempio che anche la Svizzera farebbe bene a seguire. I confini devono essere solidi e presidiati. Non trasformati in colabrodi in nome del politikamentekorretto. Inoltre, i paesi che costruiscono barriere sui propri confini che coincidono con quelli dello spazio Schengen fanno un regalo anche a noi, che purtroppo di tale spazio facciamo parte. Quindi li possiamo solo ringraziare.

Tuttavia sorprende, davanti al completamento della barrierapolacca, il silenzio tombale della fallita UE. I funzionarietti di Bruxelles – a partire dalla catastrofica Ursula von der Divano -, in tempi normali sempre pronti a starnazzare contro i deplorevoli “sovranisti” che osano difendere i propri confini, all’improvviso non hanno più nulla da eccepire.

La Polonia, lungamente denigrata come Stato-canaglia degli eurobalivi immigazionisti e sanzionata con multe di svariati milioni al giorno, da quando è scoppiata la guerra in Ucraina è diventata un Paese modello.

Eh già: il ministro degli esteri polacco ha avuto l’accortezza di presentare il nuovo muro sul confine come una ritorsione contro lavituperata Bielorussia che – ha detto il ministro – “condivide la responsabilità dell’aggressione russa contro l’Ucraina”. Ah,ecco: basta tirare in ballo l’invasione russa dell’Ucraina e all’improvviso a Bruxelles – ed alla comunità internazionale tutta – vanno bene anche i muri anti-migranti!

A proposito di finti rifugiati: non vorremmo che, con le dimissioni del premier britannico Boris Johnson, anche il suo interessanteprogetto di mandare i richiedenti l’asilo in centri realizzati in Africa andasse in fumo. Sarebbe davvero peccato.

Lorenzo Quadri