Zurigo: contro la sconcia decisione della maggioranza ro$$overde è iniziativa popolare 

E vogliamo anche sapere, nel caso di cittadini svizzeri, se lo sono dalla nascita o se invece hanno beneficiato di una naturalizzazione facile

La scorsa settimana si è appresa la notizia della censura di regime decretata dalla città di Zurigo sulla nazionalità dei delinquenti. La maggioranza ro$$overde ha infatti decretato che bisogna smettere di indicarla nei comunicati di polizia. Chiaro: figuravano troppi stranieri! La trasparenza a proposito della criminalità d’importazione nuoce alla (fallimentare) politica delle frontiere spalancate e del multikulti. Sicché deve intervenire la censura di regime. Negare sempre, negare comunque, negare ad oltranza! “Immigrazione uguale ricchezza”: questo è l’unico messaggio che deve avere spazio.

Trasparenza

Dunque la $inistra, quella che appunto si riempie la bocca con la trasparenza, ma naturalmente solo a senso unico e solo quando fa comodo, quella che vorrebbe rendere pubbliche anche le dichiarazioni fiscali – perché sembra che guadagnare sia un reato – pretende di nascondere la nazionalità dei delinquenti. Perché, evidentemente, si tratta di informazioni imbarazzanti per chi predica le frontiere spalancate che ci riempiono di feccia d’importazione. Non è certo un caso se l’80% degli “ospiti” dell’Hotel Stampa non è svizzero. E, del 20% che ha il passaporto rosso, ci piacerebbe sapere come l’ha acquisito. Ce l’aveva alla nascita? Oppure ha beneficiato di una delle innumerevoli  naturalizzazioni facili?

Per questo ribadiamo che non solo bisogna indicare la nazionalità dei delinquenti nelle comunicazioni ufficiali, ma bisogna pure specificare, nel caso di cittadini svizzeri, se si tratta di svizzeri di nascita o di naturalizzati. Perché questo impone la trasparenza! Chiaro il messaggio, kompagnuzzi zurighesi?

Silenzio assordante

Il colmo è che, davanti a quella che è una vera e propria operazione di censura, chi fa – o piuttosto: dice di fare – dell’informazione corretta la propria missione, non ha nulla da dire. Dove sono le prese di posizione indignate dell’associazione giornalisti svizzeri? Silenzio assordante! Ah già, ma nella categoria spadroneggia la gauche-caviar paladina del “devono entrare tutti”, per cui… citus mutus!

Effetto contrario

Comunque, e come spesso accade, la censura di  regime all’insegna del pensiero unico multikulti e spalancatore di frontiere ha avuto l’effetto contrario da quello sperato. Infatti in quel di Zurigo l’UDC ha lanciato un’iniziativa popolare per chiedere che la nazionalità dei presunti criminali venga sempre fornita (non sappiamo se l’iniziativa contenga qualcosa anche a proposito dei naturalizzati; se così non fosse, si sarebbe persa un’occasione).

Il Mago Otelma prevede che l’iniziativa riuscirà e che verrà anche approvata in votazione popolare. E vogliamo proprio vedere i kompagnuzzi dalla morale a senso unico, quelli che si riempiono la bocca con la “trasparenza”, mettere fuori la faccia per combatterla dicendo che però quando di tratta di stranieri che delinquono (o che sono a carico dello Stato sociale) la trasparenza non ci può essere perché non è politikamente korretta.

L’aspetto preoccupante

Il lancio dell’iniziativa popolare a sostegno della trasparenza sulla nazionalità dei criminali è senz’altro una buona notizia. Ma essa evidenzia anche il rovescio della medaglia. E’ preoccupante che, per combattere la censura di regime, si debba ricorrere ai diritti popolari. E se nessuno l’avesse fatto? Lanciare un’iniziativa popolare non è una passeggiata. Non è alla portata di tutti. Comporta costi e lavoro. O si mobilita il partito o l’importante associazione di turno, oppure non se ne fa nulla. Di conseguenza, non è possibile lanciare iniziative popolari su tutto: bisogna concentrare le risorse (umane e finanziarie) su quelle che sono davvero importanti e – per usare un termine abusato – “strategiche”.
Ma è proprio sulla difficoltà che comporta il fare ricorso ai diritti popolari  che la casta multikulti e spalancatrice di frontiere punta per raggiungere i propri obiettivi di rottamazione della Svizzera. Infatti smonta il “modello elvetico” a poco a poco. Con la tristemente nota “tattica del salame”: una fettina alla volta.

Lorenzo Quadri