Vignetta elettronica: la partitocrazia si prepara a fregare gli automobilisti

 

Con la tattica del salame (una fetta alla volta) il Consiglio federale e la partitocrazia tentano di sdoganare la famosa vignetta autostradale elettronica. Magari puntando sulle “benedizioni” profferite dagli automobilisti nelle scorse settimane, quando tutti abbiamo dovuto procedere all’ingrata operazione di staccare dal parabrezza il contrassegno del 2017 per incollare quello del 2018.

La Doris uregiatta è infatti ansiosa (?) di introdurre il contrassegno autostradale elettronico. Tant’è che esso figura perfino nel programma di legislatura del Consiglio federale (uella). Pensavamo che un programma di legislatura contenesse dei temi un po’ più importanti. Prende quindi ulteriormente corpo il sospetto  già espresso a più riprese. Ossia, che l’eventuale vignetta elettronica altro non sia che il primo passo per arrivare ad obiettivi ben più deleteri e – questi sì – “strategici” (la “strategia” è quella della persecuzione dell’automobilista): ad esempio, l’introduzione di boiate quali il road pricing o il mobility pricing.

Pedaggi

Il road pricing è un pedaggio che viene fatto pagare a chi si reca in auto nel centro città. Esso sarebbe perfettamente in linea con la deleteria ideologia del Piano viario PVP, ossia “buttare fuori le auto dal centro”. Poi se il risultato è la desertificazione dei centri cittadini, la colpa potrà sempre essere imputata ad altri fattori, come la “crisi” (coperchio per ogni pentola), il commercio online, la deriva dei continenti e lo scioglimento dei  ghiacciai.

Mobility pricing significa invece sostanzialmente far pagare di più chi si sposta negli orari di punta. Anche sui mezzi pubblici. Come se il cittadino fosse così tamberla da fare apposta a spostarsi quando è più scomodo farlo, se disponesse di alternative. Si dà invece il caso che la maggior parte della gente non abbia la possibilità di scegliere liberamente gli orari lavorativi o scolastici a seconda delle condizioni di viabilità.

Tutto questo per cosa?

Sul tema della vignetta elettronica il Consiglio federale, su richiesta della maggioranza della Commissione dei trasporti e delle telecomunicazioni del Consiglio nazionale, ha di recente allestito un nuovo rapporto informativo. Ed il documento non fuga certo i sospetti di cui sopra. Anzi.  In effetti, vi si ribadisce che il contrassegno da incollare funziona, e che  la vignetta elettronica non sarebbe comunque una vera digitalizzazione bensì una via di mezzo (quindi in sostanza una tecnologia già vecchia). Inoltre, il cambio di sistema necessiterebbe di investimenti importanti e comporterebbe costi amministrativi e di gestione. Tutto questo per cosa? Per risparmiare agli automobilisti il fastidio di staccare la vecchia vignetta dal parabrezza una volta all’anno? Poco credibile.

Non è il primo passo?

Il Dipartimento Doris si premura di puntualizzare che la vignetta elettronica non è il primo passo verso il road pricing; ma quando mai: esso infatti necessiterebbe di decisioni politiche e blablabla. Poi però arriva l’escamotage acrobatico: visto che si cambia sistema, bisogna essere aperti (e dàgli col “dobbiamo aprirci”!) ad un’eventuale evoluzione. A quale evoluzione ci si riferisca, l’ha capito anche quello che mena il gesso: al road pricing, appunto. E, visto che non si vedono altri motivi plausibili per passare alla vignetta elettronica, è evidente che l’ “eventuale evoluzione” verrebbe promossa in ogni modo: è diventata tecnicamente fattibile, per cui perché rinunciare all’ennesima penalizzazione degli automobilisti viziosi, che fa tanto politikamente korretto?

Per contro, i camerieri dell’UE in Consiglio federale (Doris in prima linea) hanno già comunicato a più riprese che di introdurre pedaggi per conducenti stranieri sul modello tedesco non se ne parla nemmeno. Eppure è l’unico ambito in cui la vignetta elettronica potrebbe essere di qualche utilità.

Il santo non vale la candela

Quindi, per quale motivo dovremmo passare alla vignetta elettronica esponendoci al rischio molto concreto (praticamente una certezza) che la partitocrazia ci appioppi il road pricing in un futuro nemmeno tanto lontano?

Senza contare che la vignetta elettronica potrebbe anche venire utilizzata per creare il Grande fratello a danno degli automobilisti.  Grazie ai sistemi di rilevamento del contrassegno si potrà infatti sapere chi si trova dove, e quando. Privacy addio!

Inoltre:  chi lo garantisce che – alla faccia della volontà popolare – i nuovi marchingegni non verrebbero utilizzati come pretesti per aumentare il costo del pedaggio autostradale?

Tutto questo per cosa? Per risparmiarsi la fatica di scollare la vignetta dal parabrezza a fine gennaio una volta all’anno? Il santo non vale candela.

Unico beneficio

L’unico beneficio reale del  contrassegno elettronico è che sarebbe legato  alla targa e non al veicolo. Questo risolverebbe il problema di chi ha le targhe trasferibili ed oggi deve comprare due vignette. Il che è certamente una stortura del sistema. Ma, se ci fosse la volontà di risolverla, si sarebbe trovato da un pezzo il sistema per farlo.

Per non sbagliare…

Morale della favola: a scanso di brutte sorprese (fin troppo prevedibili) ci teniamo la vecchia vignetta. Che sarà anche poco trendy ma funziona da oltre trent’anni. Magari ricordando che avrebbe dovuto essere abolita con l’introduzione dell’IVA (1995) ma “naturalmente” così non è stato. Perché, quando si introduce un nuovo balzello, è matematico che non verrà  più tolto, ma anzi potrà solo crescere. Ed infatti nel 2013 la Doris ha tentato, anche allora a suon di ricatti, di portare il prezzo della vignetta a 100 Fr, venendo però asfaltata dalle urne.

Lorenzo Quadri