Altro che “non è il momento”! I rubinetti vanno chiusi ora! Basta regali al Belpaese!

 

Nei giorni scorsi il ministro degli Esteri Ignazio KrankenCassis era in visita ufficiale al Consiglio di Stato (tanto per una volta, non è sceso in Ticino per eventi mondani o conferenze autopromozionali con scatole di cartone e palle – palle mostrate e raccontate). Ovviamente, e come poteva essere altrimenti, si è parlato anche di rapporti con il Belpaese. Il quale, come ben sappiamo, nei nostri confronti è inadempiente, e alla grande.

Il famoso nuovo accordo sulla fiscalità dei frontalieri è ormai ufficialmente morto e sepolto. In realtà il decesso risale a parecchio tempo fa. Perché le lobby dei frontalieri, con i relativi politicanti di servizio, si sono mobilitate quasi subito per scongiurare una spaventosa eventualità: quella che i frontalieri vengano un domani obbligati a pagare le tasse come i loro connazionali che lavorano in Italia, e quindi privati della situazione di sfacciato privilegio fiscale di cui godono oggi. Un privilegio che, peraltro, non è giustificato da nulla. Un qualche sindaco della fascia di confine ha tentato l’arrampicata acrobatica sui vetri per trovare delle motivazioni, ma ha rimediato solo figure marroni.

Se già il nuovo accordo sulla fiscalità dei frontalieri era morto prima delle elezioni nella Penisola, il 4 marzo ne è stato celebrato ufficialmente il funerale.

Altre questioncelle

Sul tavolo delle trattative con la vicina Repubblica ci sono poi altre questioncelle. Ad esempio, gli investimenti non fatti nelle opere infrastrutturali di interesse italo-svizzero. Alla faccia dei quarant’anni di ristorni incassati – e ben presto dilapidati.  Ma anche la diatriba dell’accesso degli operatori elvetici al mercato finanziario italico. Non si tratta di un tema “di nicchia”. In ballo ci sono infatti tanti posti di lavoro sulla piazza finanziaria ticinese, già falcidiata dalle scellerate politiche calabraghiste dell’ex ministra del 5% Widmer Schlumpf, prontamente assecondata dal triciclo PLR-PPD-P$ cameriere dell’UE.

Visto dunque che un nuovo accordo sulla fiscalità dei frontalieri non ci sarà mai, e visto che quello attuale – comprensivo del versamento dei ristorni – è superato dagli eventi e si basa su presupposti non più dati (segreto bancario), è chiaro a tutti che i ristorni vanno bloccati.

Basta scuse

Già un paio di anni fa, il governicchio aveva prodotto un documento di varie pagine in cui elencava tutti i buoni motivi per bloccare i ristorni… concludendo però che li avrebbe versati lo stesso! Se questa non è una presa per il lato B…

Adesso però di scuse per non procedere al blocco non ce ne sono proprio più. Sicché, la Lega tornerà alla carica. E vedremo presto se, tra i “ministri” della partitocrazia, se ne troverà almeno uno disposto ad unirsi ai leghisti e a formare così una maggioranza per fermare l’emorragia di milioni verso sud; o se invece il triciclo PLR-PPD-P$ preferirà andare avanti con la svendita del Ticino.

Forse qualcuno non si è ancora accorto che continuare a versare i ristorni è come pagare gli 1.3 miliardi di coesione agli eurofalliti: regali ingiustificati, in cambio di niente!

Cosa ne pensa il ministro degli esteri italo-svizzero KrankenCassis del blocco dei ristorni? Il quesito è giocoforza uscito nell’incontro di giovedì con il CdS. La risposta è un’uregiatada di prima grandezza: “Le pressioni vanno bene, però devono essere fatte quando c’è un governo, ed in Italia non c’è, quindi bisogna aspettare”.

Sì certo: con la storiella che “va bene fare pressioni sul Belpaese ma non adesso, non è il momento, bisogna attendere” i bernesi ci hanno fatti fessi per anni. Intanto il tempo passa, il Ticino perde tutti i treni, “nüm a pagum” i ristorni, ed i vicini a sud se la ridono a bocca larga.

Decidere subito
Eh no, il giochetto non funziona più! Come diceva Totò: “Accà nisciuno è fesso”, caro ministro degli Esteri liblab. La decisione di bloccare i ristorni va presa subito. E, ovviamente, essi resteranno bloccati anche quando la Penisola sarà riuscita a dotarsi di un governo (sulla cui durata, tra l’altro, probabilmente nessuno scommetterebbe il classico soldo bucato). Altro che “non è il momento”! Il momento è adesso. Non perdiamo l’ennesimo treno! Vogliamo continuare a regalare soldi al Belpaese?

Lorenzo Quadri