Asilanti e cassa malati: nümm a pagum
Il direttore di Frontex annuncia un milione di migranti in partenza dalla Libia nel 2015
Ma guarda un po’, rispondendo ad un’interrogazione del deputato verde “Gerry” Beretta Piccoli il Consiglio di Stato comunica con un certo compiacimento (Beltracampagna?) che tutti gli asilanti sono affiliati ad una stessa cassa malati, l’Assura, per motivi di risparmio. Perché, precisa gongolante il CdS, «anche il DSS, come i cittadini, cerca le offerte e le formule assicurative più convenienti» (nel caso concreto l’accordo prevede che i farmaci possano essere acquistati solo presso la farmacia Sunstore).
Soddisfazione sospetta
La soddisfazione dipartimentale suona leggermente fuori luogo. Il Cantone tagliuzza qua e là i sussidi di cassa malati ai ticinesi in difficoltà, con l’indicazione di andare a fare paragoni e calcoli ingegneristici alla scoperta delle casse e dei modelli assicurativi più convenienti (da anziani novantenni ci si aspetta che cambino assicuratore ogni anno, ben sapendo che le casse malati fanno di tutto e di più per scoraggiare questi “cattivi rischi”). Sarebbe il “massimo” se il Cantone non facesse la stessa cosa quando si tratta di contratti assicurativi gestiti da lui, e pagati con soldi pubblici. Sì perché la cassa malati degli asilanti la paga Pantalone.
Domanda
La domanda da porsi è semmai se il Cantone, vogliamo sperare di sì, ha sempre utilizzato tutti i margini possibili per risparmiare sulle spese di cassa malati degli asilanti. Perché sarebbe proprio il massimo, ma ormai ci aspettiamo di tutto, se così non fosse stato.
Costo totale?
Nella risposta a Beretta Piccoli manca però un’informazione importante. Che è poi quella che maggiormente interessa al contribuente. Ossia, quanto spende il Cantone (ovvero quanto spendiamo noi) in premi di cassa malati per gli asilanti?
Si tratta di una cifra che varia di anno in anno tra gli uno ed i due milioni di franchetti, e scusate se sono pochi. Ovviamente la cifra aumenta in proporzione al numero degli asilanti. Sicché la crescita della spesa è scontata, visto quello che accade in Italia la quale non applica gli accordi di Dublino e quindi non registra i clandestini (invocando senza imbarazzo ora l’uno ora l’altro pretesto, anche in vistosa contraddizione) per poterli istradare verso nord.
Cosa aspettiamo a chiudere?
Il 2015 si annuncia come l’ennesimo anno di emergenza. Ed infatti il direttore esecutivo di Frontex (l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea) ha annunciato che nel 2015 partiranno dalla Libia tra i 500mila ed un milione di clandestini. E noi cosa aspettiamo a chiudere le frontiere?
Ma intanto a Berna la kompagna Simonetta Sommaruga, assieme alla $inistra, pappagalla che “dobbiamo aiutare l’Italia” (naturalmente a nostre spese e a quelle della nostra popolazione). Lo squallido ritornello si è ancora sentito la scorsa settimana in Consiglio nazionale da pare di un deputato Verde romando. Come se l’Italia fosse meritevole di aiuti da parte nostra.
Il fallimento di Schengen
Al problema già di per sé grave si aggiunge l’elemento legato al terrorismo. Tra i clandestini che sbarcano in Italia – a stragrande maggioranza giovani uomini soli – ci sono pure aderenti all’ISIS. E al proposito si può aprire una bella parentesi su tutte le belle concioni a proposito di sorveglianze elettroniche, lavori d’intelligence e via elencando per scongiurare l’arrivo in Svizzera di questa “bella gente”. Serve a tanto sciacquarsi la bocca con le tecnologie e gli scambi di informazione se poi si lasciano le frontiere spalancate perché nemmeno davanti alla minaccia costituita da fanatici islamici sanguinari si ha il coraggio di buttare all’aria i fallimentari accordi di Schengen. Siamo, insomma, al cerotto sulla gamba di legno. E il contribuente paga il conto. Salatissimo. Questi deleteri trattati costano alla Confederazione oltre 100 milioni di Fr all’anno: 14 volte di più (!!) di quanto indicato nel 2005 dai sette scienziati bernesi.
A chi si crede di poter dare ancora a bere la ridicola fregnaccia secondo cui spalancano le frontiere la sicurezza aumenta?
Contagio TBC
Come ciliegina sulla torta venerdì è pure arrivata la notizia di quattro bambini contagiati dalla tubercolosi a Cadenazzo.
Quale sia la causa del contagio non viene detto, ma non c’è bisogno del mago Otelma per sapere dove si trovano i focolai di tubercolosi (centri d’accoglienza per clandestini della vicina Penisola) e chi la porta. Del resto il pericolo sanitario è uno dei temi che la Lega ha sollevato da tempo. Ma naturalmente non c’era alcun rischio di contagio, ma quando mai: sono tutte balle populiste e razziste…
Lorenzo Quadri