Sulla stampa d’Oltregottardo Blocher spazzola la partitocrazia e asfalta i liblab

 

Grande Blocher! Il “vecchio leone”, in un’intervista pubblicata ieri sul TagesAnzeiger, le ha cantate chiare alla partitocrazia serva dell’UE. Ha infatti detto che, se le Camere federali accetteranno il compromesso-ciofeca sul 9 febbraio uscito venerdì dalla Commissione delle Istituzioni politiche del Consiglio nazionale, l’UDC lancerà un’iniziativa per disdire la devastante libera circolazione delle persone.

Blocher ha anche asfaltato l’ex partitone: “Per il PLR – ha detto – l’Unione europea è più importante del popolo svizzero. I liberali hanno paura che l’Unione europea disdica gli accordi bilaterali, ma Bruxelles non ha alcun interesse a farlo. Il PLR è un partito di fifoni per antonomasia”. Un mito!

Il compromesso-ciofeca

La posizione di Blocher ci sta tutta. Il compromesso-ciofeca partorito nelle sale bernesi non è affatto l’applicazione del “maledetto voto”: è la sua cancellazione. I partiti $torici esultano: hanno dato una nuova legnata agli svizzerotti, che ancora credono di comandare in casa propria; e, soprattutto, possono consegnare il compitino ai balivi di Bruxelles. I quali, ovviamente, se la ridono a bocca larga.

E’ infatti evidente che il compromesso-ciofeca non limita in alcun modo né l’immigrazione né il frontalierato: infatti è stato pensato per non servire assolutamente ad un tubo. Proprio come il controprogetto all’iniziativa “Prima i nostri”, tanto per rimanere in tema.

Impresa rischiosa

Ovviamente un’eventuale iniziativa contro la devastante libera circolazione delle persone sarebbe un’impresa ardua (non tanto per la raccolta di firme, ma nella successiva fase di votazione). L’élite spalancatrice di frontiere, la partitocrazia, il consiglio federale, i “poteri forti”, la stampa di regime, gli intellettualini da tre e una cicca inonderebbero il paese di catastrofismi apocalittici, di minacce e di ricatti. Ma davvero questa tattica, ormai ritrita, funzionerebbe ancora?

Il caso Brexit

Come dice Blocher: l’UE non ha interesse a disdire tutti gli accordi bilaterali solo per impuntarsi sulla libera circolazione delle persone senza limiti. Specialmente dallo scorso 23 giugno. Il Brexit segna l’inizio della fine dell’UE. Oltre a questo, ha dimostrato che la propaganda terroristica pro “Remain” era semplice foffa; e questo dato può essere trasposto anche alla nostra realtà. Oltremanica, nessuno degli scenari apocalittici minacciati si è verificato, ma nemmeno lontanamente. Al contrario: in Gran Bretagna l’occupazione cresce, la piazza finanziaria sta meglio di prima, e via elencando. Del resto, anche alle nostre latitudini gli esempi in questo senso si sprecano. Già a seguito del NO alle SEE nel 1992 la Svizzera avrebbe dovuto precipitare nel Terzo Mondo. Invece, è proprio grazie a quel coraggioso NO che siamo messi meglio dei nostri vicini. E, in tempi più recenti, non abbiamo forse sentito una sfilza di piagnistei sui programmi Erasmus da cui gli svizzerotti, razzisti e xenofobi, sarebbero stati esclusi dopo il 9 febbraio? Ebbene, i programmi Erasmus, peraltro ampiamente sopravvalutati, hanno registrato il record di adesioni. Quanto alle Università svizzere, hanno migliorato i propri piazzamenti nelle graduatorie internazionali.

Due fatti

La realtà è molto semplice.

  • L’UE non ha alcun interesse a disdire tutti i bilaterali per non volerne limitare uno;
  • in ogni caso, come ha detto il prof. Reiner Eichenberger dell’Università di Friburgo (non un becero leghista) i bilaterali NON sono indispensabili per la Svizzera; proprio come stare nell’UE non è indispensabile per la Gran Bretagna.

Il resto sono storielle messe in giro da chi dalle frontiere spalancate, dalla manodopera straniera a basso costo, dal dumping salariale e dall’immigrazione nello Stato sociale ci tira fuori delle belle palanche. A spese, va da sé, della maggioranza dei cittadini elvetici.

Lorenzo Quadri