Caso Bosia Mirra: se la delirante tesi della difesa su Schengen dovesse fare breccia…

La scorsa settimana l’ex deputata P$ Lisa Bosia Mirra, condannata per incitazione e favoreggiamento all’entrata illegale di migranti, è tornata in aula penale. La sentenza non è ancora nota. I fatti, per contro, sono accertati e riconosciuti. La condanna emessa in primo grado, a conferma del decreto d’accusa, cristallina.

Naturalmente in questi giorni si è assistito al solito, scontato e stucchevole, festival della morale a senso unico da parte dei $inistrati. Quelli che invocano la legalità, ma solo per gli altri. Loro, i kompagnuzzi spalancatori di frontiere, invece, possono permettersi di non rispettare le leggi: se non piacciono alla gauche-caviar, quella del “devono entrare tutti”, le leggi sono forzatamente sbagliate e dunque (?) vanno infrante.

A Lugano ad esempio si assiste, in un ambito diverso, al medesimo penoso teatrino ro$$o, con il presidente della sezione P$ Raoul Ghisletta che strilla alla presunta illegalità per la sperimentazione delle modifiche al fallimentare PVP, però sostiene l’illegalità dei sedicenti autogestiti.

L’oscenità su Schengen

La morale a senso unico della $inistra e la pretesa che le leggi valgano solo per gli altri non sono però nulla di nuovo. Ne abbiamo già scritto a più riprese. L’aspetto nuovo e scandaloso è la tesi della difesa di Bosia Mirra. Già nei mesi scorsi il Mattino aveva anticipato che verosimilmente sarebbe stata giocata quella carta. Adesso la conferma è arrivata. La delirante teoria è, in poche parole, la seguente: visto che quello svizzero è un confine interno allo spazio Schengen, non può sussistere immigrazione clandestina dall’Italia, e dunque nemmeno il favoreggiamento della medesima: perché non esisterebbe (?) il confine.

Tra Francia ed Italia…

Qui qualcuno è fuori come un balcone.  Non esiste che il fallimentare accordo di Schengen possa rendere legale ciò che per la legge svizzera è reato. A fare stato, in casa nostra, è la nostra legge; che evidentemente Schengen non può azzerare. Bene ha dunque fatto l’istanza precedente, ovvero il giudice Siro Quadri, a non prendere nemmeno in considerazione un’ipotesi del genere. Del resto, i passatori che trasportano i clandestini tra Italia e Francia vengono condannati. Condannati a pene detentive da scontare. Non a pene pecuniarie sospese condizionalmente – ovvero, di fatto, a nulla – come accade dalle nostre parti. E il confine tra Francia ed Italia non solo è un confine interno allo spazio Schengen, ma addirittura interno all’UE.

Le conseguenze

La difesa della kompagna passatrice pretenderebbe dunque che la CARP (Corte di appello e di revisione penale) emettesse, a vantaggio della sua cliente, una sentenza in cui di fatto si stabilisce che il confine tra Svizzera ed Italia non esiste, “perché c’è Schengen”. Le conseguenze di una simile sentenza – che sarebbe puramente politica – si possono facilmente immaginare.

Osiamo dunque sperare che prevalga il buonsenso. In caso contrario, sarebbe uno scandalo di proporzioni epiche. La risposta possibile sarebbe una sola: uscita immediata della Svizzera da Schengen!

Il fatto tuttavia che la kompagna presidenta della CARP, invece di scoppiare a ridere in faccia all’avvocato difensore ed alle sue balorde elucubrazioni su Schengen, abbia insaccato l’accusa perché non intendeva prendere posizione su simili “cagate pazzesche” (cit. Fantozzi), che in effetti non meritano che ci si perda un solo secondo, è un brutto segno. Molto brutto.

Lorenzo Quadri