No alla petizione che vuole aprire la Cattedrale a prelati d’importazione
Si ricorderà che qualche tempo fa due deputati al parlatoio cantonale, assieme ad un giornalista ex presidente di azione cattolica, hanno lanciato – con tanto di esagerato seguito mediatico – una petizione con l’obiettivo di permettere alla Nunziatura di eleggere a Lugano un vescovo balivo.
Si vuole infatti superare la clausola che prevede che il vescovo di Lugano sia ticinese. Venerdì il Corriere del Ticino è tornato a riferire sulla petizione, parlando di clausola “contestata” e di firme “numerose” già raccolte. In realtà non si capisce chi “contesti” la clausola, oltre ai promotori della petizione. Quanto alle firme “numerose”: esse sono in realtà circa 450. Ossia una miseria.
Non siamo certo addentro alle cose di Curia, ma l’iniziativa pare proprio un tentativo di far sì che l’attuale amministratore apostolico Alain De Raemy diventi vescovo, forse per sbarrare la strada ad altri “papabili” (vescovabili) sgraditi.
L’amministratore apostolico sarà anche bravo; non siamo in grado di giudicare. Ma non si vede per quale motivo, in virtù di una situazione puntuale, bisognerebbe aprire la porta nei secoli dei secoli alla nomina di vescovi balivi provenienti da altre parti della Svizzera o addirittura dall’estero, a comandare sui preti ticinesi. La Svizzera ed il Ticino non sono già sufficientemente svenduti?
Non si capisce inoltre perché la politichetta cantonale (due petenti su tre sono granconsiglieri) si debba immischiare anche nella nomina del futuro vescovo. La cosa puzza di bruciato. Invocare poi il ministro degli esteri doppiopassaporto come conoscitore dell’ “anacronismo” costituito dalla clausola sgradita, è un autogol. Perché allora non citare anche qualche ro$$overde che vorrebbe conferire il diritto di voto e di eleggibilità in Svizzera agli stranieri, ritenendo “anacronistica” la situazione attuale? A noi lo straniero al comando in casa nostra non va bene. Vescovi e buoi dei paesi tuoi!
Lorenzo Quadri