Salviamo la nostra sovranità dal calabraghismo della partitocrazia eurolecchina!
In gioco non ci sono solo le armi dei cittadini svizzeri onesti, ma l’indipendenza del paese
125mila firme raccolte, quando per la sua riuscita ne sarebbero bastate 50mila. Il referendum – appoggiato anche dalla Lega e dal Mattino – contro il Diktat disarmista dell’UE ha ottenuto un risultato a dir poco trionfale.
Come sappiamo, i camerieri di Bruxelles in Consiglio federale, servilmente seguiti dai soldatini della partitocrazia PLR-PPD-P$$ alle Camere, hanno calato le braghe ad altezza caviglia, accettando di sottomettere la Svizzera alla normativa con cui Bruxelles vuole ritirare le armi che onesti cittadini svizzeri legalmente detengono.
Doppia vergogna
La direttiva è contraria alle nostre leggi, alla nostra tradizione, alla volontà popolare espressa nel 2011. E ciononostante la partitocrazia si è chinata a 90 gradi davanti all’UE.
A maggior vergogna del triciclo e dei suoi politicanti, la calata di braghe è avvenuta, come direbbero nel Belpaese, “senza giusta causa”. Lo scopo dichiarato del Diktat disarmista sarebbe quello di contrastare il terrorismo islamico; naturalmente guardandosi bene dal pronunciare quell’aggettivo, “islamico”, perché non è politikamente korretto. Ma anche il Gigi di Viganello è perfettamente consapevole che si tratta di una fregnaccia. Nella lotta al terrorismo islamico, ritirare le armi ai cittadini onesti non porta assolutamente un piffero. Ben altre sono le misure da prendere, come abbiamo più volte scritto su queste colonne. A partire dal divieto dei finanziamenti esteri alle moschee ed ai luoghi di culto islamici. Ma queste misure non vengono prese. Perché? Perché sarebbero rivolte ai musulmani. A dei migranti in arrivo da altre culture. E, si sa, gli svizzerotti non possono (“sa po’ mia!”) discriminare. Invece, il diktat disarmista penalizza gli svizzeri. E martellarsi sugli attributi è sempre cosa buona e giusta e politikamente korretta!
Futuro cupo
La totale inutilità della direttiva UE nella lotta al terrorismo islamico non è una scoperta di oggi. E’ conclamata da tempo. E’ stata riconosciuta esplicitamente anche durante il dibattito parlamentare sul suo recepimento in Svizzera. Eppure la partitocrazia l’ha approvata lo stesso.
Quindi, ricapitolando: il Diktat è inutile e non raggiunge nemmeno lontanamente lo scopo che, a parole, si prefigge. Il Diktat è contrario alle nostre tradizioni, alle nostre leggi, alla nostra volontà popolare. Eppure la partitocrazia l’ha approvato lo stesso!
Il fatto è vergognoso, oltre che drammatico. Se già adesso si calano le braghe in queste condizioni, vuol dire che le si caleranno sempre. E immaginiamoci poi cosa accadrebbe nella denegata e deleteria ipotesi in cui lo sconcio accordo quadro istituzionale, bramato dal liblab italo-svizzero KrankenCassis, venisse sottoscritto. A Berna, il triciclo PLR-PPD-P$$ approverebbe senza un cip qualsiasi ordine in arrivo dall’UE.
Le Fake news della casta
Come si è giustificato l’ingiustificabile recepimento della direttiva disarmista dell’UE? Con terrorismo e fake news, ormai gli unici argomenti rimasti alla partitocrazia. Evocando lo spettro della possibile esclusione della Svizzera dal FALLIMENTARE accordo di Schengen, di cui la direttiva disarmista costituisce uno “sviluppo” (quando si dice la tattica del salame…).
“Bisogna salvare Schengen”, strillavano e tuttora strillano i soldatini del triciclo, a cominciare dalla neo-ministra di giustizia liblab Karin Keller Sutter (Ka-Ka-eS); “bisogna chinarsi a 90 gradi”!
Adesso quindi, per salvare l’accordo di Schengen – che non vale un tubo, che ci impedisce di difendere i nostri confini, ma che “in compenso” ci costa un occhio della testa (oltre 100 milioni all’anno, quando ne sarebbe dovuti costare 7) – dovremmo sacrificare le nostre tradizioni, le nostre leggi e buttare nel water la volontà popolare. Eccoli qua, i grandi statisti della partitocrazia. A ciò si aggiunge che nessuno si sognerebbe mai di espellere la Svizzera da Schengen. Perché i milioni degli svizzerotti fanno, come sempre, assai comodo.
Altro che Schengen…
Oltretutto, ai tempi della votazione popolare sull’adesione del nostro paese alla ciofeca-Schengen (la Lega era contraria) il governicchio federale esplicitamente promise che mai il diritto svizzero delle armi sarebbe stato messo in discussione a seguito di tale trattato. Abbiamo visto come è andata a finire. Si trattava dell’ennesima balla di fra’ Luca. Come una balla di fra’ Luca è la favoletta di “Schengen in pericolo” (anche se lo fosse davvero, poi, avremmo tantissimo da guadagnare ed assai poco da perdere).
Bisogna vincere!
La battaglia contro la direttiva UE non è solo una battaglia sulle armi dei cittadini onesti. E’ – anche e soprattutto – una battaglia per la nostra sovranità ed indipendenza. Per questo va vinta assolutamente.
La valanga di firme raccolte dal referendum è, senza dubbio, un segnale incoraggiante. Ma occorre vincere la votazione popolare (e prepariamoci, prima dell’appuntamento con le urne, all’ennesima martellante campagna di terrorismo e di lavaggio del cervello ad opera della casta e della stampa di regime; le prime avvisaglie ci sono già state).
Non sarà una passeggiata: grazie alle naturalizzazioni facili di persone non integrate, volute dalla partitocrazia, ci siamo riempiti di neo-svizzeri che del nostro Paese, della sua sovranità e della sua indipendenza, se ne impipano. E anche loro votano. Come pure i galoppini della partitocrazia calabraghista che ci svende all’UE.
Lorenzo Quadri