Prima erano tutte balle populiste. Adesso anche in casa liblab c’è chi si sveglia…
Ma come, non erano tutte balle della Lega populista e razzista? Nelle scorse settimane invece un deputato liblab in Consiglio nazionale, Thierry Burkart, rilancia la proposta della vignetta autostradale più cara per veicoli con targhe straniere. I quali pagherebbero 80 Fr invece dei 40 dei residenti in Svizzera. Burkart, che è anche vicepresidente del TCS nazionale, osserva che il sistema attuale è ingiusto, poiché gli svizzeri non finanziano la propria rete stradale solo con il contrassegno, ma anche con altri balzelli (vedi imposta di circolazione e tassa sugli oli minerali). Di conseguenza gli stranieri sono avvantaggiati. Il che ormai non sorprende più nessuno. La politica delle frontiere spalancate e delle braghe calate si traduce infatti in: “Svizzeri discriminati nel proprio paese perché bisogna aprirsi”.
Sul tavolo da anni
La proposta di una vignetta apposita (dal costo maggiore) per gli stranieri non se l’è inventata l’altro giorno il buon Burkart. Il tema circola già da un paio di anni buoni: ennesimo esempio di politica Xerox da parte di un esponente liblab? In ogni caso, la risposta della ministra dei trasporti e delle telecomunicazioni, la Doris urgiatta, è sempre stata l’abituale “sa po’ mia”. La stessa risposta, sia detto per inciso, che viene fornita in merito agli interventi sulla Posta affinché la smetta di smantellare uffici postali (altro ambito di competenza della Doris).
In Germania
Per la Doris uregiatta, far pagare di più la vignetta agli automobilisti stranieri “sa pò mia” perché sarebbe infame discriminazione (vergognatevi, beceri populisti e razzisti!) ed i padroni di Bruxelles mai l’accetterebbero. Peccato che nel frattempo la Germania abbia introdotto il contrassegno autostradale solo per stranieri. O meglio: il contrassegno lo pagano tutti, però agli automobilisti tedeschi il costo viene compensato tramite operazioni di ingegneria fiscale sulle imposte di circolazione. Ma allora discriminare “sa pò”!
La tassa per frontalieri
Del resto il tema dell’utilizzo e quindi del consumo della rete stradale, con relativo deperimento e conseguenti costi, era uno degli argomenti che ha spinto il prof. Reiner Eichenberger dell’Università di Friburgo a proporre l’introduzione di una tassa apposita per i frontalieri. E il prof. Eichenberger, in qualità di docente universitario, ha una reputazione accademica da difendere. Non è l’ultimo ciula. Sicché, se sostiene che introdurre una tassa d’entrata per frontalieri è possibile e giustificato, c’è motivo di credergli. Senz’altro ha più credibilità lui dei camerieri dell’UE in Consiglio federale (e dei loro portaborse). Ovviamente questa opzione, ossia la tassa d’entrata per i frontalieri, per noi ticinesi è ben più interessante della vignetta “deluxe” da rifilare agli stranieri. Ma immaginare che a Berna si possa trovare una maggioranza favorevole all’introduzione di una tassa per frontalieri, è come credere a Gesù bambino. Le nuove tasse si appioppano solo agli svizzerotti…
Questione di principio
Le autostrade svizzere in un paragone internazionale sono indubbiamente poco costose. Un aumento del “pedaggio” per gli stranieri, dunque, non scandalizzerebbe nessuno. Inoltre, nulla vieta di seguire il modello tedesco. Ossia: la vignetta costa 80 Fr per tutti ma agli svizzeri se ne restituiscono 40 tramite sconti sull’imposta di circolazione.
Se poi si teme che la vignetta ad 80 Fr per stranieri possa nuocere al settore turistico – cosa peraltro ancora tutta da dimostrare – nulla impedisce di pensare, per i turisti, a dei “bollini” di durata limitata ad un costo inferiore. Ma un costo differenziato del contrassegno, che tenga conto del fatto che gli svizzeri pagano le strade nazionali non solo con la vignetta ma anche con altre tasse e balzelli, ci sta tutto. Anche per un semplice discorso di principio. Che è quello accennato sopra. Ne abbiamo piene le scuffie di avvantaggiare gli stranieri – e quindi discriminare gli svizzeri – in casa nostra per correre dietro alle fregnacce ideologiche di Bruxelles.
Lorenzo Quadri