Alla faccia dei sondaggi farlocchi e della propaganda a cura della stampa di regime

Nemmeno questa volta i sondaggi farlocchi hanno portato lontano. Lo scopo di questi sondaggi farlocchi, commissionati dall’establishment, è quello di manipolare i cittadini per indurli ad un determinato comportamento. Nel caso concreto, a scaricare l’App (applicazione per telefonino) dello Stato guardone. Quella che dovrebbe servire a tracciare i contagi da covid e che invece semmai servirà a controllare gli spostamenti della gente ed a commercializzarne i dati.

Ma come, non erano entusiasti?

L’App viene spacciata come la panacea per contenere lo stramaledetto virus cinese, ma già questa è una mistificazione ovvero una balla di fra’ Luca. Se anche la scaricasse il 60% della popolazione, essa permetterebbe di rilevare al massimo il 9% dei contagi.

Secondo il sondaggio farlocco realizzato a fine aprile, ben due terzi degli svizzeri sarebbero favorevoli all’App e dunque sarebbero corsi a scaricarla non appena fosse disponibile. Ma poi le cose sono andate diversamente. Malgrado la martellante propaganda di regime a sostegno dell’App, con la RSI che si esalta solo a nominarla (che goduria introdurre in Svizzera un pezzetto di comunismo cinese…), l’App si sta rivelando un flop. Secondo un’indagine di comparis, il 56% degli interpellati non la vuole scaricare. Ma come, il sondaggio farlocco di fine aprile non parlava di un 66% di favorevoli? Ed invece…

Il bidone

Sta di fatto che, al di là dei problemi di privacy e di abusi che sono evidenti, e ci vuole già una bella faccia di tolla per negarli, l’App covid è un bidone. Infatti, al massimo può rilevare la distanza tra telefonini, che non è necessariamente quella tra i titolari del telefonino (l’apparecchio può benissimo essere lasciato in una borsa, in una tasca della giacca, in un armadietto,…). Di conseguenza, l’App può segnalare contatti che non ci sono stati, rispettivamente non segnalare contatti che invece ci sono stati.

Allarmi snobbati

L’interrogativo più grosso riguarda però quello che succede se l’allarme suona. Chi l’ha ricevuto si mette in quarantena? Vale a dire, sta volontariamente chiuso in casa due settimane senza lavorare,  ed ovviamente senza stipendio? E questo dovrebbe accadere sulla base della tanto decantata “responsabilità individuale”? Chissà perché, c’è come il vago sospetto che le cose non andranno proprio così.

Alla faccia della “responsabilità individuale”, nascono perfino i gruppi facebook di immigrati kosovari (tra i quali ci sono magari anche dei beneficiari di naturalizzazioni facili) che si scambiano consigli su come schivare la quarantena al momento del rientro in Svizzera dopo essere stati in vacanza al natìo paesello.

La propensione a mettersi in quarantena senza stipendio non pare dunque granché elevata, per usare un eufemismo. Il che non sorprende. Immaginiamo poi cosa succederebbe in una piccola azienda se, a seguito dell’avviso ricevuto da un collaboratore, anche tutti i colleghi dovessero mettersi in quarantena volontaria. Di fatto, per questa azienda, si tratterebbe di un secondo lockdown con conseguenze potenzialmente deleterie.

Inoltre in Svizzera interna vari focolai sono stati causati da gente che avrebbe dovuto stare in quarantena ed invece è andata in giro per locali e discoteche (quando si dice: festaioli deficienti). Sicché, ci sono tutti i motivi di ritenere che l’allarme dell’App dello Stato guardone verrebbe comunque ignorato dalla maggior parte dei destinatari.

E le altre misure?

Invece di disintegrare i santissimi con l’App, l’Ente pubblico, a tutti i livelli istituzionali, farebbe meglio ad occuparsi di misure di sicurezza sanitaria ben più efficaci. Ad esempio, impedire gli assembramenti. O aumentare l’uso delle mascherine. Non si capisce perché non siano ancora state dichiarate obbligatorie nei negozi, oltre che sui mezzi pubblici. E nemmeno si capisce per quale cavolo di motivo sia stata autorizzata l’apertura di discoteche e locali notturni, quando è evidente che non possono essere gestiti nel rispetto della distanza sociale.

Inoltre, visto che la metà delle persone attualmente contagiate si è infettata all’estero, il governicchio federale deve fare in modo che l’obbligo di quarantena  al rientro da paesi a rischio venga rispettato! Altro che introdurre, naturalmente in ritardo, le quarantene e poi però dichiarare subito che non è possibile imporne il rispetto e che si conta sulla “responsabilità individuale”! Ma si può essere più bambela di così? Nel resto del mondo le quarantene si basano sulla responsabilità individuale? O sono i soliti svizzerotti fessi che preferiscono tornare ad impestarsi con la seconda ondata del virus cinese piuttosto che sentirsi dare dei “razzisti”, magare da immigrati che vivono nel nostro Paese mantenuti con i nostri soldi?

Lorenzo Quadri