NO alla naturalizzazione agevolata degli stranieri di cosiddetta terza generazione 

Già oggi acquisire il passaporto rosso senza essere integrati è fin troppo facile. Se allentiamo ancora di più le maglie, tempo qualche anno e ci ritroveremo in casa la sharia

Il prossimo 12 febbraio voteremo sulle naturalizzazioni agevolate per i giovani stranieri di terza generazione.  Come si immaginerà, si tratta di un tema del P$$, smanioso di accrescere il proprio elettorato naturalizzando in massa. La partitocrazia politikamente korretta, pavida come sempre, terrorizzata dall’idea di sentirsi tacciare di xenofobia, ha seguito i kompagni, calando le braghe davanti ai ricatti morali della $inistra.

Naturalizzazioni già facili

Non c’è alcuna necessità di rendere le naturalizzazioni ancora più facili. Già allo stato attuale persone che non sono affatto integrate acquisiscono il passaporto rosso. Recenti vicissitudini, ad esempio in quel di Paradiso, lo dimostrano. L’integrazione dell’aspirante cittadino elvetico non può essere stabilita “a prescindere”. Far credere che una persona sia integrata per  definizione, per il semplice fatto che vive in Svizzera da tot anni, o  perché almeno uno (!) dei suoi nonni, o almeno uno (!) dei genitori ha vissuto nel nostro paese, è semplicemente una truffa. Gli Stati a noi vicini se ne stanno accorgendo. Lì si scopre che i seguaci dell’Isis sono spesso e volentieri proprio dei giovani stranieri di terza generazione: si parla di “generazione Allah”. Perché certe famiglie, provenienti da culture incompatibili con quella del paese in cui immigrano, non si sono mai integrate. Il problema esiste anche da noi. I genitori estremisti islamici che a Basilea non mandavano le figlie alle lezioni di nuoto sono turchi naturalizzati. I due fratelli musulmani che rifiutavano di dare la mano alla docente perché donna, erano in procinto di ottenere la cittadinanza elvetica.

Integrazione da verificare

L’integrazione va verificata caso per caso. Tanto più che, come già scritto, il concetto di “terza generazione” è ingannevole. La verifica dell’integrazione del candidato va svolta tramite incontri personali e controlli. L’unica autorità che può fare questo lavoro con un minimo (ma proprio un minimo) di affidabilità, è quella di prossimità. Ossia i consigli comunali con le loro commissioni. Ma  anche così capita di prendere dei granchi enormi. L’esperienza insegna. Le conseguenze sono irreparabili. Nel senso che, una volta che lo straniero è diventato svizzero, lo rimane per sempre.

Se passassero le modifiche  in votazione il 12 febbraio, i giovani stranieri di terza generazione otterrebbero il passaporto rosso senza più alcuna verifica della loro integrazione. A decidere sarebbe infatti solo la Confederazione. La quale si baserebbe su scartoffie. A partire dal casellario giudiziale. Senza però alcuna conoscenza reale del candidato. Ma per essere dei cittadini integrati non basta non essere dei delinquenti! Quale garanzia ci sarebbe che l’aspirante svizzero si identifica nel nostro Paese e si riconosce nei nostri valori? Nessuna.

Svizzera vs Germania

E non ci si venga a raccontare la storiella che acquisire il passaporto rosso è troppo difficile. Questa è una fandonia. La Svizzera naturalizza oltre 40mila persone all’anno. In Germania invece nel 2014 hanno ottenuto la cittadinanza tedesca poco più di centomila persone. Poiché la Germania ha 80 milioni di abitanti e la Svizzera 8, le proporzioni sono presto fatte. In Svizzera si naturalizza quattro volte di più che in Germania.

Il volantino in arabo

A dimostrazione che il tema delle naturalizzazioni agevolate per la terza generazione riguarda anche tanti stranieri non integrati, il fatto che i kompagni del P$$ hanno sentito la necessità di realizzare un volantino sul tema in ARABO. Quindi nella terza generazione, quella che secondo la partitocrazia spalancatrice di frontiere sarebbe integrata per definizione, c’è gente che non conosce nemmeno una lingua nazionale.

Politici islamici?

C’è un’altra cosa da ricordare. Nei mesi scorsi nel Canton Vaud le associazioni islamiche hanno collaborato al referendum lanciato dall’estrema $inistra contro la legge cantonale che proibisce l’accattonaggio. Perché a loro dire tale  divieto sarebbe contrario al Corano. Il referendum è fallito, ma non è questo il punto. L’accaduto dimostra che le associazioni musulmane vodesi  non riconoscono le decisioni democratiche del parlamento cantonale. Vogliono sostituirle con le regole del Corano.

Rendendo sempre più facile la naturalizzazione degli stranieri di terza generazione ci troveremmo con tanti nuovi votanti, elettori ed aspiranti politici musulmani desiderosi di imporre in casa nostra le regole dell’Islam. Perché non è vero che la maggior parte dei neo-svizzeri provengono da paesi UE , quindi con culture simili alla nostra. Quasi il 40% dei naturalizzati degli ultimi 10 anni ha origine turca o balcanica. Italiani, francesi e tedeschi sono meno del 20%.

 Intenzioni evidenti

Il disegno di rottamazione del nostro Paese e della nostra identità evidente. Del resto, cos’altro ci potremmo aspettare dai kompagni del “devono entrare tutti”, quelli che vogliono addirittura rendere l’Islam religione ufficiale?

Le naturalizzazioni sono già oggi fin troppo facili. Già oggi ottengono la cittadinanza elvetica stranieri che l’integrazione nemmeno sanno dove stia di casa. Il 12 febbraio, tutti a votare NO all’ennesima svendita del passaporto rosso voluta dalla $inistra!

Lorenzo Quadri