Quanti imbroglioni, magari italici, hanno approfittato dei prestiti bancari anticrisi?
Come volevasi dimostrare, i nodi vengono al pettine!
Adesso cominciano ad emergere i furbetti del quartierino dei crediti bancari “da coronavirus” con garanzia della Confederella.
Su queste colonne abbiamo ammonito più volte a proposito della facilità, per non dire faciloneria, con cui i crediti “anticrisi” con garanzia federale venivano e vengono concessi dalle banche. Come noto, per crediti fino a 500mila Fr, la garanzia federale copre la totalità della somma. Quindi la banca che li emette non rischia nulla. Sopra il mezzo milione invece la copertura federale è dell’85%. Sicché una certa parte di rischio se la assume anche la banca, ciò che spinge a maggior prudenza. A nostro avviso la copertura dell’85% avrebbe dovuto valere per tutti i crediti.
Il rovescio della medaglia
La Svizzera ha messo in piedi un sistema rapido per accedere a fondi anticrisi, spesso preso ad esempio anche dall’estero. Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia. Una faccia che comincia ad emergere ora (per quanto le avvisaglie fossero chiare fin dall’inizio). Quella – appunto – dei furbetti del quartierino che se ne approfittano.
Il là arriva da Zurigo. Nei giorni scorsi abbiamo appreso dalla stampa che sono in corso accertamenti su una trentina di casi di richieste fraudolente di crediti covid. Non si sa a quanto ammonti la somma globale in gioco.
Nessun controllo
Le debolezze del sistema sono palesi. Infatti non c’è alcuna garanzia che il credito concesso venga effettivamente utilizzato per gli scopi dichiarati, ovvero per il salvataggio di un’azienda messa nella palta dal maledetto virus cinese. I soldi erogati possono benissimo finire su conti privati. Magari all’estero, in un qualche paradiso fiscale (perché di Paesi con il segreto bancario ce ne sono ancora, eccome che ce ne sono: mica tutti hanno calato le braghe ad altezza caviglia come gli svizzerotti…). Oppure servire per scopi molto diversi da quelli dichiarati. Infatti, per staccare il credito basta un’autocertificazione. Ma nessuno controlla la veridicità di quanto vi viene affermato. In altre parole: il richiedente può scrivere qualsiasi fregnaccia. E una volta che i soldi sono stati versati, campa cavallo!
Ticino particolarmente esposto
Quindi, può benissimo darsi che il presunto imprenditore richieda il credito anticrisi – magari anche più di uno presso banche diverse – intaschi i soldi e poi faccia fallire comunque l’attività “da salvare”.
Il problema è particolarmente acuto proprio in questo sfigatissimo Cantone. Qui, “grazie” alla devastante libera circolazione delle persone, si sono insediate frotte di imprenditori-foffa in arrivo da Oltreramina. Trattasi, spesso e volentieri, di pufatt maestri nei fallimenti seriali stuccando soldi a tutti: dipendenti, fornitori, clienti, ente pubblico…
E’ ovvio che, per questi furbetti dell’italico quartierino, redigere autocertificazioni farlocche è una passeggiata!
Se qualche burocrate federale, svelto come un gatto di marmo, pensava che l’autocertificazione sarebbe stata un deterrente efficace per i disonesti, ha fatto i conti senza l’oste! Evidentemente a Berna non hanno la più pallida idea del sottobosco di società-spazzatura “con targhe azzurre” che si è insediato in Ticino per colpa della politica delle frontiere spalancate voluta dalla partitocrazia!
Fuori le cifre
E chi ripaga i prestiti ottenuti abusivamente dai furbetti, magari tricolore? La Confederella. La quale non è un’entità astratta. I soldi che ci mette sono quelli di noi contribuenti!
E’ dunque palese che vogliamo vederci chiaro su quel che succede in Ticino con questi crediti anticrisi. Prima di tutto, vogliamo sapere quanti ne sono stati erogati e per quale somma, quanti abusi sono stati finora scoperti e di che nazionalità sono gli imbroglioni!
Già lo stramaledetto virus cinese ci farà piombare in una crisi economica e sociale di proporzioni immani. Lo Stato, e quindi i contribuenti, si troveranno a far fronte ad una montagna di debiti: per smaltirla, serviranno generazioni.
Dover ripagare anche i crediti che le banche hanno allegramente concesso a truffatori d’importazione, tanto contro i pufatt garantisce la Confederella, è davvero troppo!
Lorenzo Quadri