No alla nuove legge sull’energia e no all’iniziativa “Per l’abbandono del nucleare” 

Il referendum contro la rovinosa “strategia energetica 2050” è in fase di raccolta firme, mentre c’è tempo fino a mezzogiorno per votare No allo spegnimento improvvisato ed inconsulto, dettato da motivi ideologici, delle centrali atomiche svizzere

Si torna a parlare di approvvigionamento energetico: un tema che, ovviamente, concerne tutti. Oggi è infatti scontato che quando si schiaccia l’interruttore, si accende la luce. Ma un domani potrebbe anche esserlo meno.

Cedendo ai ricatti ro$$overdi, la maggioranza politikamente korretta ha deciso di spegnere le centrali nucleari.  In Svizzera ci sono cinque centrali atomiche: Beznau 1 e 2, Mühleberg, Gösgen, Leibstadt. Esse producono il 40%, quindi quasi la metà, dell’elettricità svizzera. La decisione di abbandonare il nucleare è stata presa a seguito del “disastro di Fukushima” che avvenne nel giugno 2011. E, ma tu guarda i casi della vita, in ottobre dello stesso anno c’erano le elezioni federali. A $inistra approfittarono della vicinanza dell’appuntamento con le urne per mettere in piedi una campagna populista volta ad ottenere l’uscita dal nucleare. Uscita che la maggioranza del parlamento, terrorizzata dall’idea di perdere qualche cadrega se non avesse “seguito l’onda”, decise in fretta e furia. Perché, è chiaro, l’approvvigionamento energetico del Paese lo si può mettere a rischio; ma la cadrega, invece, mai e poi mai.

Cosa è successo in questi anni?

Cosa è successo dal 2011 ad oggi? C’è forse stata una corsa generalizzata alla chiusura delle centrali nucleari? No. Lo stesso Giappone, che dopo Fukushima aveva spento i suoi reattori, nel frattempo li ha riaccesi tutti. Non solo, ma progetta di costruire 9 nuove centrali atomiche. Completamente scemi, questi nipponici? Magari anche no. In Europa, a parte la Germania, nessun altro paese ha scelto la via “elvetica” dell’abbandono del nucleare. Un qualche motivo ci sarà.

Ed infatti adesso all’orizzonte comincia a delinearsi il conto, stratosferico, della scelta fatta dalla Svizzera, praticamente in solitaria, di lasciare l’atomo. Tanto per cominciare, senza l’energia nucleare aumenterà la dipendenza del nostro Paese dall’estero per un bene di prima necessità quale è l’elettricità. Infatti, a meno di tornare alle candele ed alle lampade al petrolio, l’energia che non potremo più produrre in casa la dovremo comprare altrove. Non si pensi che sia possibile supplire all’energia atomica costruendo pale eoliche e pannelli solari, che producono poca energia a prezzi stratosferici.

Le centrali atomiche svizzere verranno dunque dismesse. Però, in nome della politikamente korrettissima denuclearizzazione (?) acquisteremo l’energia prodotta nelle centrali nucleari dei paesi a noi confinanti.  E, naturalmente, in nome dell’ecologia, compreremo anche l’elettricità  dalle famigerate ed inquinantissime centrali a carbone tedesche. Aumentare l’importazione di energia dall’estero significa inoltre diventare ancora più dipendenti – e quindi anche ricattabili – per quel che riguarda la fornitura di un bene di prima necessità per il Paese.

Ancora mani in tasca

Soprattutto, la nuova legge sull’energia andrà a gravare pesantemente il borsello della gente. Si calcola infatti che essa, ad un nucleo famigliare di 4 persone, costerà 3200 Fr all’anno. In confronto, le stangate dei cassamalatari son carezze.

Con meno elettricità a disposizione non saremo più liberi di utilizzare gli apparecchi ad alto consumo (aspirapolvere, lavatrice, eccetera) quando ne avremo bisogno, ma verranno prescritti gli orari. E naturalmente, la nuova legge porterà con sé tutta una pletora di nuovi  e costosi obblighi. Ad esempio sull’efficienza energetica degli immobili (e nümm a pagum) e sulle emissioni dei veicoli.

Ci saranno aumenti stratosferici del prezzo di carburante ed olio combustibile. Il costo di quest’ultimo raddoppierà. Se le emissioni non si abbasseranno a sufficienza, a partire dal 2029 i riscaldamenti a nafta potranno essere vietati.

Contro la nuova legge sull’energia è stato lanciato il referendum. La Lega ed il Mattino lo sostengono ed invitano a firmarlo.

L’iniziativa

Se quelle schizzate sopra sono le conseguenze dell’abbandono del nucleare quando le centrali atomiche avranno terminato il proprio ciclo di vita, immaginiamoci cosa succederebbe se lo spegnimento dovesse venire drasticamente anticipato come  chiede l’iniziativa “Per l’abbandono del nucleare” su cui si vota oggi. L’iniziativa, se approvata, imporrebbe la dismissione delle centrali di Beznau 1 e 2 e di Mühleberg già nel 2017. Nel giro di pochi mesi verrebbe dunque a mancare un terzo dell’energia prodotta dal nucleare, ovviamente senza uno straccio di alternativa.

Terrorismo?

Interessante notare che uno degli argomenti dei ro$$overdi a sostegno dell’iniziativa “Per l’abbandono del nucleare” è il rischio di attentati: le centrali atomiche potrebbero infatti diventare bersaglio dei terroristi islamici.

Ohibò, qui ci sarebbe da ridere se la situazione non fosse drammatica. Ma tu guarda questa $inistra. Prima spalanca le frontiere perché “bisogna aprirsi” e perché “devono entrare tutti”, ed accetta che l’estremismo islamico metta radici in Svizzera in nome del multkulti. E guai ad intervenire: è roba da razzisti e fascisti. Poi usa lo spauracchio del terrorismo islamico come argomento contro le centrali nucleari.

Se vi preoccupaste sul serio degli atti terroristici, cari kompagni ro$$overdi, non pensereste a chiudere le centrali nucleari, ma a chiudere le frontiere. Invece quelle le volete sempre più spalancate e volete far entrare in Svizzera sempre più migranti economici, ben sapendo che tra essi si nascondono gli affiliati all’Isis.

Per cui, chi credete di prendere per il lato B con le vostre improvvise preoccupazioni per la sicurezza, che naturalmente vi sta a cuore a corrente alternata, solo quando vi torna comodo? Non facciamoci infinocchiare. Votiamo un chiaro NO all’iniziativa che vuole lasciarci senza energia elettrica da un giorno all’altro.

Lorenzo Quadri