Una delle poche cose azzeccate dalla kompagna Simonetta Sommaruga, e dal Consiglio federale, è la seguente: dopo il “maledetto voto” del 9 febbraio 2014, è stata bloccata l’estensione della devastante libera circolazione delle persone alla Croazia. L’argomento correttamente addotto fu: stante il nuovo articolo costituzionale contro l’immigrazione di massa votato dal popolo, non era pensabile allargare la devastante libera circolazione senza limiti ad un nuovo Stato membro UE.
Due anni persi
Si può dunque dire che, in effetti, il primo passo non era di per sé sbagliato. Ma, come spesso accade, lì si comincia e lì si finisce. In effetti ciò che è seguito dopo sono stati dei tentativi, nemmeno velati, di aggirare il “maledetto voto”. L’ex ministra del 4% Widmer Schlumpf ha perfino detto che “bisogna rivotare”. Di conseguenza, dal 9 febbraio 2014 sono trascorsi ormai due anni senza concretizzare nulla. O meglio, qualcosa si è concretizzato: i tentativi di lavaggio del cervello ad oltranza all’indirizzo dei cittadini, con l’obiettivo di convincerli che attuare la volontà popolare “sa po’ mia” e dunque bisogna rivotare. Qualcuno ha però iniziato a rendersi conto che forse è meglio cambiare tattica. Perché, se il “maledetto voto” invece che affossato risultasse confermato, addio bilaterali.
La tattica del salame
Meglio dunque procedere con una tattica sicura e collaudata. Non certo quella del “rivoto”, che presuppone lo scontro frontale, bensì quella del salame. Vale a dire: cerchiamo di smontare il 9 febbraio un pezzo alla volta. Quindi, a trattare con l’UE cominciamo a mandare il buon Jacques De Watteville, il diplomatico turboeuropeista che non ha ottenuto un tubo (per usare un eufemismo) nelle trattative sulla fiscalità dei frontalieri con il Belpaese. E lo teniamo Bruxelles a “negoziare” anche dopo il pensionamento.
Poi, invece dei contingenti e della preferenza indigena – che, è bene ricordarlo, non è certo un corpo extraterrestre, visto che è stata una realtà fino al 2007 – ci inventiamo fumogene clausole di salvaguardia dell’immigrazione. Giocattolini che si possono usare a piacimento. Basta stabilire che la clausola scatta quando si raggiunge (ad esempio) un dato tasso di disoccupazione, e poi far elaborare dalla SECO le solite statistiche farlocche, da cui risulta che il citato tasso di disoccupazione non viene mai raggiunto.
Nuova calata di braghe?
Nuovo e gravissimo passo in questa direzione è quello di cui si mormora sulla stampa d’Oltralpe. Ossia che la Svizzera starebbe per firmare l’allargamento della libera circolazione delle persone alla Croazia. Dunque, ci si rimangerebbe una delle poche decisioni valide prese nel post-9 febbraio. Una retromarcia del tutto ingiustificata. Una retromarcia che segue, ancora una volta, le modalità operative con cui abbiamo avuto a che fare decisamente troppo spesso, in particolare per quel che riguarda la piazza finanziaria: la calata di braghe senza avere ottenuto nulla in cambio.
Il boomerang sulle gengive
Non c’è proprio nessun motivo per sottoscrivere l’estensione della libera circolazione delle persone alla Croazia visto che, sulla via della concretizzazione del 9 febbraio, gli svizzerotti non hanno ancora portato a casa nulla. Oltretutto non è nemmeno una mossa particolarmente astuta nell’ottica della salvaguardia dei bilaterali. E’ infatti chiaro che, se i sette scienziati e la maggior parte del parlamento dovessero sottoscrivere l’estensione in questione, il referendum sarebbe garantito. E se il popolo dicesse No, allora sì che tutti i bilaterali sarebbero a rischio. E’ decisamente più consigliabile, anche per chi i bilaterali li sostiene, darsi da fare per tradurre in realtà il maledetto voto. Perché la politica del sabotaggio finora condotta – e l’estensione della devastante libera circolazione delle persone alla Croazia ne sarebbe un clamoroso tassello – si potrebbe trasformare in un boomerang. Che gli spalancatori di frontiere rischiano di beccarsi sulle gengive.
Lorenzo Quadri