I nuovi sussidi ai media affosserebbero la pluralità e promuoverebbero il pensiero unico
Un proverbio tedesco recita: “Wessen Brot ich esse, dessen Lied ich singe”. Che tradotto significa: canto la canzone di chi mi dà il pane. La prima pagina del Mattino di due settimane fa, con la kompagna Sommaruga che infila bigliettoni da mille (di proprietà del contribuente) nel juke boxe della stampa di regime, ne era la rappresentazione grafica.
Alle nostre latitudini si direbbe “chi paga comanda”. Ovvero: chi (la partitocrazia) foraggia i media (con i soldi degli altri), li asservisce. Per due motivi evidenti: 1) nessuno azzanna la mano che lo nutre e 2) nel caso in cui i sussidi dovessero venire approvati, la stampa di regime avrà una priorità: garantirsene il rinnovo tra sette anni.
Del resto già da settimane gli “indipendentissimi” quotidiani ticinesi stanno facendo il lavaggio del cervello ai lettori a sostegno del nuovo pacchetto di aiuti… per attaccarsi alla mammella pubblica!
Aiuti permanenti
La nuova legge sui media in votazione il prossimo 13 febbraio prevede di ulteriormente foraggiare la stampa di regime con 150milioni di franchi pubblici all’anno. Gli aiuti avrebbero in teoria (ma proprio solo in teoria) una durata limitata a 7 anni. NB: 150 milioni all’anno per sette anni fanno UN MILIARDO e 50 MILIONI, non proprio noccioline.
Per credere alla fanfaluca degli aiuti a tempo determinato bisogna essere caduti dal seggiolone da piccoli. I sussidi sono come le tasse: una volta introdotti non solo non vengono più eliminati, macrescono col passare del tempo. Il che è particolarmente vero in questo caso. Tra sette anni ci si accorgerà che la crisi dei giornali, dovuta al calo del mercato pubblicitario, non solo non sarà risolta ma si sarà aggravata. Di conseguenza la partitocrazia federale ($inistrati in primis), strillando ipocritamente alla “democrazia in pericolo”, renderà i sussidi permanenti.
Evoluzione digitale
Il calo degli introiti pubblicitari dei giornali è dovuto all’evoluzione digitale, che la casta ha sempre voluto e promosso. Una consistente fetta delle inserzioni è infatti emigrata dalle pubblicazioni cartacee al web. E quindi dalla Svizzera agli USA. A cuccarsela è il cosiddetto GAFAM, acronimo che indica i colossi della rete: Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft.
Perché la pubblicità va in internet? Perché, grazie alla profilazione degli utenti (in base ai siti che visitano, ecc) i citati colossi sono in grado di mostrare le inserzioni in modo mirato. L’inserzionista sa che il suo annuncio verrà visto da utenti interessati ai suoi prodotti. Per contro, le pubblicità sui giornali raggiungono tutti i lettori in modo indiscriminato.
Partitocrazia a sbalzo
In Australia si comincia ora a tassare i GAFAM per fare tornare sul territorio, almeno in parte, gli indotti che sono stati scippati. Questa è la via da seguire. La partitocrazia, invece, non interviene dove dovrebbe. Però mette le mani nelle tasche dei cittadini per versare ai giornali ulteriori aiuti certamente non risolutivi (non salverebbero nessuno da un eventuale fallimento) ed oltretutto distribuiti secondo il principio del “Robin Hood al contrario”. Il 70% dei nuovi sussidi finirebbe in tasca ai grossi gruppi editoriali. Quelli che nel 2021 hanno realizzato 300 milioni di utili ed hannopure distribuito dividendi. Ohibò: la $inistra, quella della “lotta di classe”, vuole dare soldi pubblici ai RICCHI! Del resto, i kompagni non devono essere poi così avversi alle concentrazionidi ricchezza come vogliono far credere per infinocchiare l’elettorato: basti pensare che il $indakato UNIA, che “schiaccia gli ordini” al P$, ha un patrimonio di UN MILIARDO…
Mutuo soccorso
Foraggiare la stampa di regime ha l’evidente obiettivo di asservirla sempre più. Il rapporto di mutuo soccorso tra giornalai di servizio e soldatini triciclati è manifesto. La stampa di regime sostiene i politicanti graditi (interviste in ginocchio, servizi slinguazzanti, visibilità). I politicanti ringraziano versando i soldi dei contribuenti agli editori e trasmettendo ai giornalai amici documenti, veline e notizie in anteprima, per poi magari farsiintervistare sul tema.
Ci prendono per i fondelli
I nuovi aiuti sono calibrati appositamente per la stampa di regime: la partitocrazia ha escluso le pubblicazioni gratuite, la parte del leone (si cuccherebbero, come detto, il 70% degli aiuti) la fanno i grossi gruppi editoriali inciuciati con la politica (vedi il CEO di Ringier che ordina alle “sue” redazioni di sostenere le decisioni del Consiglio federale in materia di stramaledetto virus cinese).
E’ francamente ridicola la narrazione secondo cui gli aiuti servirebbero a sostenere l’indipendenza e la libertà di stampa. Gli aiuti pubblici, è chiaro anche al Gigi di Viganello, non danno indipendenza bensì dipendenza. Sostenere il contrario significa prendere i cittadini per il lato B.
Soldi pubblici ai ricchi
I grandi gruppi editoriali principali beneficiari dei nuovi sussidi sono quelli che omologano ed uniformano le testate nel segno del pensiero unico e che censurano le realtà sgradite alla casta: altro che “diversità”, altro che “pluralità”!
E’ chiaro che, finanziando i grandi e ricchi, si toglie anche il poco spazio che ancora resta per testate alternative: quelle che fanno davvero la pluralità.
Del resto, l’intenzione della partitocrazia non è affatto quella di promuovere la pluralità. Al contrario. La pluralità serve solo come scusa per finanziare la stampa amica, ossia quella di regime.
Contro la Costituzione
Un capitolo a parte lo meriterebbero i sussidi all’online: un settore dove le regole del mercato funzionano e quindi non c’è alcun bisogno di interventi statali. Se la partitocrazia interviene dove non serve, lo scopo è manifestamente quello di influenzare i contenuti. A ciò si aggiunge che, tanto per non farsi mancare niente, i sussidi all’online sono pure anticostituzionali.
Se una testata con la storia e l’autorevolezza della NZZ (Neue Zürcher Zeitung) è contraria al pacchetto di aiuti – poiché i media non possono essere indipendenti dalla politica se è lei a foraggiarli – un qualche motivo ci sarà!
Legge della $inistra
Va pure ricordato che la nuova legge sui media è un parto della $inistra tassaiola ed assistenzialista. Come le ecotasse e gli ecobalzelli asfaltati dal popolo il 13 giugno 2021. C’è dunque da sperare che farà la stessa fine. Per il bene del pluralismo, dell’indipendenza e delle tasche dei contribuenti.