Le intenzioni dei promotori sono sempre le stesse: fare tabula rasa delle nostre specificità, perché bisogna essere uguali a chi sta peggio, perché bisogna “aprirsi”, perché bisogna essere “eurocompatibili”
Il prossimo 22 settembre si voterà su due temi particolarmente interessanti per noi: il divieto di burqa (a livello cantonale) e, in campo federale, l’iniziativa popolare del Gruppo Svizzera senza esercito e della $inistra che vuole abolire il nostro esercito di milizia per trasformarlo in un esercito di “milizia volontaria”. Il che ovviamente può voler dire due cose, o esercito professionista oppure – molto più probabilmente – nessun esercito.
E’ quindi appurato che l’abolizione del servizio militare obbligatorio propugnata dalla $inistra mira a raggiungere l’obiettivo dell’abolizione dell’esercito tout-court.
La votazione sulle armi
L’iniziativa, su cui si votò nel febbraio 2012, che voleva proibire ai cittadini onesti di tenere in casa armi legalmente dichiarate, era il primo passo sulla via dell’abolizione. Da notare che l’iniziativa venne respinta a larga maggioranza anche in Ticino. Ciò malgrado lo sfoggio industriale, da parte dei promotori, di slogan questi sì populisti, oltre che del supporto partigiano della radiotv di Stato il cui collocamento politico è noto ed evidente.
Chiaramente il P$, che vuole l’abolizione dell’esercito, avrebbe preferito una politica dei piccoli passi: una Salamitaktik, invece di giocarsi il tutto per tutto in un colpo solo. Il Gruppo per una Svizzera senza esercito, tuttavia, è sceso in campo e giocoforza toccava adeguarsi.
La sicurezza non è scontata
L’esercito di milizia non è un retaggio ammuffito del passato e non è nemmeno un ammennicolo decorativo.
La sicurezza del Paese non è scontata, diversamente da quanto ci vogliono fare credere i politicamente korretti. E’ un bene che occorre conquistare e mantenere. Le minacce esistono, anche se si fanno più multiformi e difficili da afferrare.
Abolire l’esercito equivale inoltre a dare, a livello internazionale, l’ennesimo segnale di smantellamento di tutto quello che è elvetico.
La $inistra colpisce l’esercito di milizia allo stesso modo in cui colpisce tutte le nostre specificità elvetiche. Queste devono essere distrutte, perché dobbiamo diventare uguali all’UE. E poi entrarci.
E’ ovvio che gli effetti internazionali della capitolazione sul segreto bancario, accoppiati con un’eventuale abolizione dell’esercito, sarebbero deleteri. Dimostrazione di uno Stato in svendita, su cui i nostri vicini, ormai alla canna del gas e alla ricerca del nemico esterno (per sviare l’attenzione dai problemi interni) si avventerebbero come iene.
La ministra del 5%, dichiarando che il segreto bancario non serve a tutelare la privacy ma l’evasione, e quindi chiunque abbia un conto in banca è un evasore fino a prova del contrario, ha distrutto uno dei capisaldi della nostra nazione, che si regge sulla fiducia tra cittadino e Stato. Adesso la $inistra vuole demolire anche l’esercito di milizia e con esso tutto il principio della milizia. Tanto per dirne una, i kompagni hanno tentato a più riprese di trasformare i parlamentari federali in professionisti, creando così la “casta”. Come in Italia, dunque: se questi sono i nostri modelli, ti saluto Rosina.
La milizia è un segno distintivo della svizzeritudine. E quindi va annientata perché bisogna essere uguali agli altri, guai a distinguersi, e se gli altri sono messi peggio di noi, anche noi dobbiamo finire a stare peggio. Difendersi? Giammai! Le identità e le radici vanno distrutte.
Indotti economici
Le nostre forze armate sono poi un elemento importante dell’economia nazionale, anche e soprattutto nelle zone alpine e periferiche come il Ticino. In Ticino lavorano per l’esercito circa 750 persone, con una massa salariale di oltre 68 milioni di franchi. Le scuole reclute e i corsi di ripetizione garantiscono circa 380’000 pernottamenti all’anno e, se ipotizziamo un costo di 50 franchi a persona al giorno, ciò si traduce in un indotto di oltre 19 milioni di franchi. Se aggiungiamo i costi di investimento e di gestione delle strutture militari presenti sul nostro territorio, arriviamo tranquillamente ad un indotto di oltre 100 milioni l’anno creato in Ticino dall’esercito. Non proprio noccioline.
Occorre “asfaltare”
Chiaramente, la votazione del 22 settembre è particolarmente insidiosa. Soprattutto perché non basta affossare l’iniziativa. Un no all’iniziativa con, ad esempio, il 52% dei consensi, sarebbe una sconfitta. I kompagni tornerebbero immediatamente alla carica (sono specialisti nel ripresentare sempre le stesse iniziative, alla faccia della volontà popolare, finché non ottengono quello che desiderano “per sfinimento”). Il 22 settembre, dunque, l’iniziativa che vuole l’abolizione dell’esercito non deve essere solo respinta. Deve essere asfaltata.
Lorenzo Quadri