L’articolo costituzionale contro l’immigrazione di massa è ancora lettera morta

Ma guarda un po’: martedì il “maledetto voto” del 9 febbraio ha festeggiato il secondo compleanno. Il voto ha compiuto due anni ma, in due anni, non è che sia stato compiuto molto altro sulla via della concretizzazione. Anzi. Il Consiglio federale, come pure i negoziatori svizzerotti – tutti turbo europeisti dal primo all’ultimo – non si sono di certo tirati giù la pelle di dosso per portare a casa dei risultati. L’ex ministra del 4% Widmer Schlumpf ebbe addirittura modo di dire che “bisogna rivotare”. Ciò in perfetta sintonia con il kompagno Manuele Bertoli che ha pure scritto che la Svizzera deve aderire all’UE. Infatti, è proprio questo l’obiettivo del “partito del rivoto”.

Sistemi per aggirare
I due anni trascorsi dal 9 febbraio 2014 sono stati utilizzati non già per “portare a casa”, bensì per trovare sistemi per aggirare il “maledetto voto”. Ovvero per non limitare la devastante libera circolazione delle persone malgrado l’accettazione dell’iniziativa “contro l’immigrazione di massa”. Vedi la fumogena clausola di salvaguardia suggerita dai padroni del vapore della grande economia (primi sabotatori del 9 febbraio: quindi come mettere la volpe nel pollaio) e allegramente ripresa dal Consiglio federale come piano d’attuazione. Vedi anche le arrampicate sentenze del Tribunale federale (colonizzato dai partiti delle frontiere spalancate) secondo cui i bilaterali verrebbero prima della Costituzione.

La questione è politica
L’ha capito anche il Gigi di Viganello che la limitazione della devastante libera circolazione delle persone è un tema politico. Ed i temi politici li deve affrontare la politica. Non gli azzeccagarbugli lottizzati di un qualsivoglia tribunale. E che non ci siano spazi di negoziazione, sono balle di fra’ Luca. Alla storiella del “sa po’ mia” non ci crede più nessuno. Anche perché le smentite a questa tesi arrivano a cadenza quotidiana. Ad esempio: a Bruxelles si medita di dare la possibilità agli stati membri UE di sospendere per due anni i fallimentari accordi Schengen. Non due mesi. Due anni. Però gli accordi rimangono in vigore. Una monumentale presa per il lato B. Tanto più che non ci vuole il mago Otelma per prevedere che dopo la prima proroga ne arriverà una seconda e così via. Naturalmente gli unici a non volerne sapere di ripristinare i controlli sul confine sono gli svizzerotti grazie alla kompagna Simonetta Sommaruga; ma questo è un altro discorso.

Quando si vuole…
Visto che si possono sospendere per due anni i fallimentari accordi di Schengen, allora sospendiamo anche noi per due anni la libera circolazione delle persone.
Le soluzioni ad hoc, quando si vuole, si trovano. Non ci si venga a raccontare la storiella dei principi fondanti ed inderogabili della (dis)unione europea. Anche Schengen dovrebbe rientrare nel novero di detti principi, eppure si deroga alla grande. Di transenna: è interessante notare come ai funzionarietti di Bruxelles della sicurezza dei cittadini gliene freghi meno di zero: l’importante, per loro, è che le frontiere restino spalancate.

Terrorismo
Nemmeno i tentativi di terrorismo, sull’onda del “senza bilaterali la Svizzera diventa come il Burundi”, portano da qualche parte. Prima di tutto perché sono panzane. Secondariamente perché l’UE non ha alcun interesse a far decadere tutto l’insieme degli accordi bilaterali con la Svizzera per adottare una posizione intransigente sul 9 febbraio. I tromboni pro-adesione all’UE che a Berna infesciano la diplomazia, la pubblica amministrazione e la politica federale non pretenderanno mica di farci credere che gli accordi bilateali sono un regalo degli eurofalliti agli svizzerotti?

Gli accademici
Naturalmente non potevano mancare le prese di posizione degli accademici di regime che si lamentano delle presunte difficoltà provocate dal “maledetto voto”. Sarebbe anche ora che la casta dei professori universitari la finisse con lo squallido giochino dello spacciare per posizioni “scientifiche”, di gente che “ha studiato” (uella), quelle che sono, invece, delle tesi partigiane pro-frontiere spalancate. Perché in questo modo la casta in questione si gioca la sua credibilità.
A due anni dal “maledetto voto” è ampiamente tempo di smetterla di giochicchiare. All’intoccabilità dei principi (s)fondanti di un’UE allo sfascio non ci crede più nessuno.
Lorenzo Quadri