Dall’Australia arriva una bella lezione ai politicanti con nazionalità plurima
La Costituzione australiana parla chiaro: ai parlamentari (e quindi anche ai membri del governo) la binazionalità è proibita “per garantire la lealtà degli eletti”. E noi cosa aspettiamo a seguire l’esempio? O vogliamo magari eleggere dei Consiglieri federali con doppio passaporto?
L’Australia si dimostra ancora una volta un esempio da seguire. Non solo in tema di dissuasione e di respingimento di finti rifugiati con lo smartphone (quanti gli estremisti islamici?) che non scappano da nessuna guerra (quelli che invece, secondo gli spalancatori di frontiere, “devono entrare tutti”). Ma anche per quel che riguarda i doppi passaporti.
Il caso australiano
Alle nostre latitudini, chissà come mai, la stampa di regime non ne parla, o lo fa il meno possibile. Ma da metà luglio nel parlamento e nel governo australiano c’è stata una fila di dimissioni. I politici che hanno dovuto lasciare la cadrega hanno forse rubato, hanno commesso degli illeciti, sono stati coinvolti in scandali o hanno problemi di salute? No. Il motivo delle dimissioni è – udite udite! – il doppio passaporto. E andarsene non è un optional: la Costituzione australiana vieta espressamente ai deputati la doppia (o plurima) nazionalità all’articolo 44 i, e questo per “garantire la lealtà degli eletti”. Papale papale. E l’Alta corte applica la Costituzione.
Oltre ai deputati se ne vanno anche i ministri multipassaporto, perché questi ultimi devono essere eletti in parlamento. Al momento, a ciurlare nel manico è nientemeno che il vicepremier Barnaby Joyce, il quale ha la doppia nazionalità poiché il padre è nato in Nuova Zelanda.
Il bello è che hanno dovuto lasciare la carica istituzionale anche politici che nemmeno sapevano di avere una doppia cittadinanza.
La partitocrazia strilla
Ohibò: quando dalle nostre parti si dice ciò che figura nella Costituzione (quindi nella carta fondamentale dello Stato) australiana, ossia che i politici, ed in particolare quelli eletti a cariche federali, devono avere solo la nazionalità rossocrociata e non altre, e questo per evidenti motivi di lealtà alla Svizzera, la partitocrazia PLR-PPD-P$$, ostaggio del pensiero unico spalancatore di frontiere e multikulti, si mette a strillare istericamente: razzismo! Populismo! Vergogna!
Invece, gli australiani hanno inserito tranquillamente nella Costituzione il sacrosanto principio della mononazionalità dei politici. Tutti beceri razzisti in Australia? Oppure siamo noi ad essere minchioni?
Oltretutto in Australia, paese di immigrazione, le doppie nazionalità non sono una rarità.
Lezione da seguire
Ecco dunque arrivare, dall’altra parte del mondo, una bella lezione da seguire. E di seguirla ce ne sarebbe proprio bisogno. Perché purtroppo da noi la situazione è assai diversa da quella australiana. I doppi passaporti in politica abbondano; Camere federali incluse. Poi ci troviamo le Addolorate Marra di Botrugno (P$$) che se ne escono a dire, il giorno della Festa Nazionale, che “la Svizzera non esiste” (frase ad effetto che non è nemmeno originale, essendo scopiazzata: è solo triste e squallida).
Addirittura, ci sono pure dei candidati al Consiglio federale con il doppio passaporto. O che lo restituiscono, per opportunismo, a “mezzanotte meno cinque”. Una cosa che grida vendetta. Ciliegina sulla torta: dovesse prendere il Dipartimento dell’uscente Burkhaltèèèr, l’eventuale nuovo ministro “binazionale” si troverebbe a dirigere gli Esteri. Immaginiamocelo dunque a trattare con il Paese di cui ha la nazionalità… quali garanzie di lealtà agli interessi svizzeri potrebbe fornire? La risposta è scontata: nessuna.
Gli uccellini cinguettano…
A parte il fatto che una modifica della Costituzione passa giocoforza da una votazione popolare, in Svizzera un obbligo per i politici di avere unicamente il passaporto rosso può essere introdotto solo raccogliendo le firme tra i cittadini. Perché la partitocrazia PLR-PPD-PS mai lo approverebbe. Ancora nella sessione di giugno, il Consiglio nazionale ha rifiutato di stabilire che presupposto per l’acquisizione della cittadinanza elvetica sia l’abbandono di quella originaria.
I doppi passaporti andrebbero aboliti in generale. Cominciare a proibirli ai politici è il primo passo. Ed è anzi sconcertante che, prima di candidarsi per una carica istituzionale di una certa rilevanza, il titolare di più nazionalità non senta da solo il bisogno di rinunciare ad eventuali passaporti esteri.
Gli uccellini cinguettano che in settembre, in occasione della prossima sessione delle Camere federali, ci saranno atti parlamentari leghisti che proporranno di introdurre anche da noi il “modello australiano” sulla binazionalità. Chiaramente la proposta non passerà; ma i sostenitori dei doppi passaporti in politica si troveranno costretti a mettere fuori la faccia al momento di votarla.
Del resto una parte importante, anzi fondamentale, la possono e devono svolgere i cittadini. Come? Evitando di eleggere politici dal passaporto multiplo: cadregari che promettono di servire gli interessi della Svizzera però non rinunciano ad altre nazionalità di comodo? Come avrebbe detto Totò: ma fateci il piacere…
Lorenzo Quadri