La Consigliera federale (per ora) Eveline Widmer Schlumpf ha annunciato la propria ricandidatura. Non che ci fossero dubbi al proposito, era impensabile che gettasse la spugna ancora prima di sottoporsi al giudizio dell’Assemblea federale. Il problema della signora, che ha usurpato il posto di Christoph Blocher vincitore delle elezioni del 2007 partecipando ad uno schifoso golpe parlamentare ordito dalla $inistra e dagli uregiatti, sono i numeri. Proprio non ci sono, visto che il PBD, neo partituncolo della Consigliera federale, è fermo ad attorno il 5% dei consensi.

Poiché, inoltre, è evidente che Udc e P$$ hanno diritto a due seggi in governo, la cadrega di Widmer Schlumpf andrebbe se del caso sottratta al Plr. E la capogruppo Gabi Huber ha già detto, evidentemente, che il suo partito non si sogna nemmeno di regalargliela.

La presunta qualità del lavoro svolto da Widmer Schlumpf non è un argomento. Primo: che la signora sia stata così brava come vuole far credere è ancora tutto da dimostrare. Il fatto che, con lei alla guida delle Finanze, la Confederazione sia andata a siglare accordi di doppia imposizione, ossia a calare le braghe, con Stati del livello del Kazakistan, indica piuttosto il contrario. Neppure il pasticcio dello stitico pacchetto anticrisi per contrastare il franco forte (prima due miliardi, comunque troppo pochi, poi meno di uno) depone a suo favore.

In ogni caso, di gente capace di lavorare ce n’è a bizzeffe: fosse anche brava, la signora non ha di certo l’esclusiva.

Punto secondo: in politica, piaccia o no, i seggi li ottiene chi ha i voti. Niente voti, niente seggio. Punto. La permanenza in carica di un Consigliere federale senza i voti è uno scandaloso aggiramento della democrazia. Che, se la democrazia conta ancora qualcosa in questo Paese, non può essere tollerato.

La cosa che più fa imbufalire è però il tentativo di Widmer Schlumpf di giustificare il perseguire della simbiosi tra la cadrega governativa e le proprie natiche adducendo l’argomento della continuità.

Una dichiarazione – peraltro fatta in termini analoghi dal presidente del PPD nazionale Darbellay, ciò che non gioca a favore della grigionese – che denota una faccia di tolla al limite dell’inconcepibile. Con quale coraggio chi ha estromesso Christoph Blocher, che aveva vinto le elezioni, dal Consiglio federale, viene adesso ad appellarsi alla continuità?

La continuità di Widmer Schlumpf è come la morale del gruppo Salavaticino: strettamente a senso unico. Se la continuità fosse un argomento valido, allora, proprio in nome della continuità, Widmer Schlumpf non avrebbe dovuto usurpare un seggio che non le spettava.

Quando ha accettato si partecipare attivamente al complotto per l’estromissione di Blocher dal Consiglio federale, Widmer Schlumpf sapeva benissimo a cosa andava incontro. Sapeva perfettamente che, a fine legislatura, il suo posto in Consiglio federale non ci sarebbe più stato, a meno di un’improbabile riconciliazione con l’Udc.

Widmer Schlumpf ha scelto di lasciare la comoda e sicura cadrega di ministro delle Finanze grigionese per una carica più alta, ma più instabile (non per la natura della carica, ma per le circostanze assolutamente aberranti a seguito della quale l’ha ottenuta). E’ stata per quattro anni Consigliera federale. Adesso, semplicemente, il gioco è finito. Sic transiit gloria mundi.

Lorenzo Quadri