Poi i politikamente korretti spalancatori di frontiere hanno il coraggio di dire che non è vero che siamo il paese del Bengodi per chi arriva in Svizzera a mettersi a carico dello Stato sociale, naturalmente finanziato dagli svizzerotti fessi che pagano di tutto e di più pur di non rischiare di venire accusati di razzismo e xenofobia.

In Ticino si ricorderà il caso, reso noto dalla Lega e dal Mattino, dell’asilante minorenne che costava al Cantone 8114 Fr al mese. Ma c’è sempre chi sta peggio.

Nel Canton Zurigo, in un non meglio precisato piccolo comune, per una sola famiglia in assistenza l’ente pubblico paga la stratosferica cifra di 60mila Fr al mese, tra istituti, assistenti sociali, eccetera. E il Comune rischia di trovarsi costretto ad alzare il moltiplicatore per finanziare le prestazioni sociali di questa famiglia.

La famiglia proverrebbe dall’Eritrea, ed ha ottenuto  un permesso B. Complimenti a chi l’ha concesso. Al danno si aggiunge la beffa, visto che l’autorità comunale precisa che, malgrado la spesa assolutamente fuori di testa, la famiglia ovvero la madre e sette figli, non fa alcun passo avanti verso l’autonomia. Non è una sorpresa: non ha alcun interesse a farlo. Gli svizzerotti fessi pagano di tutto e di più senza fiatare. Per cui, perché non continuare a farsi mantenere, seguire e riverire su tutto, con tanto di ore di corsi per imparare a fare la spesa?

Su una cosa non ci piove: 60mila fr di costi sociali per una famiglia di asilanti, che mai sarà finanziariamente autonoma, sono un insulto a tutti i cittadini svizzeri: sia a quelli che sono nel bisogno e spesso e volentieri vengono lasciati soli, sia a quelli che pagano le tasse.

Il paese della cuccagna

Qualche giorno fa, il ministro di Giustizia bernese Hans-Jürg Käser, PLR, ha dichiarato: “ogni negretto sa che la Svizzera è il paese della cuccagna”. Naturalmente gli spalancatori di frontiere hanno subito strillato allo scandalo e al razzismo. Ma è chiaro che, ancora una volta, l’accusa di “razzismo”, ormai abusata come un mantra per delegittimare l’avversario squalificando qualsiasi sua opinione e proposta (viene da un “razzista” per cui non può essere che deplorevole) nasconde ben altro. I kompagni che strillano al razzismo quando si denunciano scandalosi abusi nel sociale difendono in realtà la greppia a cui si abbuffano. Perché questi casi sociali dai costi stratosferici sono degli autentici piani occupazionali per professionisti di $inistra, molti dei quali anche attivi politicamente. Hanno dunque avuto buon gioco, i politikamente korretti, nello spostare l’obiettivo dal “paese della cuccagna”, che è il vero contenuto del messaggio, sui “negretti”.

Va poi da sé che le varie commissioni antirazzismo  mentre starnazzano sull’uso del termine “negretti” da parte del ministro bernese, non hanno nulla da dire sul fatto che la chiesa del Lignon a Vernier (GE) (naturalmente comune multikulturale) data alle fiamme tra insulti irriferibili da parte di giovani delinquenti “non patrizi” e non cristiani.

La testa sotto la sabbia?

Sicché in un ridente comune zurighese una sola famiglia straniera riceve in un mese, naturalmente senza lavorare (ci mancherebbe, come disse il PLR – mica leghista! – bernese Käser: siamo il paese della cuccagna, e nel paese della cuccagna non si lavora) quello che tanti nuclei familiari ticinesi incassano in un anno, e lavorando. Questo è, semplicemente, uno scandalo. Simili cifre sono abusive per definizione. Non c’è scusa che tenga. Non c’è giustificazione. Davanti a situazioni come queste, la  politica non può mettere la testa sotto la sabbia. Urge fissare dei costi massimi sopra i quali non si può salire. E basta con le storielle sulla protezione della personalità, invocate dalla $inistra che, come al solito, anche per la sfera privata utilizza il sistema dei due pesi e delle due misure: nessuna privacy bancaria per i cittadini svizzeri, ma protezione totale per gli stranieri che abusano della nostra socialità (ma creano lavoro per i kompagni).

Fatto sta che grazie ai politikamente korretti spalancatori di frontiere certi ambiti dello Stato sociale elvetico, e segnatamente quelli che riguardano richiedenti “non patrizi” si sono gonfiati al di là di ogni decenza. Come la rana della favola. E andranno incontro allo stesso destino: quello di scoppiare. Perché non ci saranno pIù soldi per mantenerli.

Ticino: un paio di domandine

Inoltre, sarebbe sorprendente se questi casi allucinanti si verificassero solo in Svizzera interna. L’asilante da 8114 Fr al mese era in Ticino. E’ passato nel frattempo qualche annetto. Come siamo messi attualmente?

Al proposito sarebbe interessante disporre di alcune informazioni, ad esempio:

          Quanti nuclei familiari stranieri generano al Ticino costi sociali per oltre 4000 Fr al mese? Quanti sopra gli 8000? Quanti sopra i 15mila?

          Da dove provengono questi nuclei familiari?

          Da quanto tempo risiedono nel nostro Cantone, e con quale permesso?

Così, tanto per gradire…

Lorenzo Quadri